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#ReaCT2020 – Numeri e risultati del “Nuovo Terrorismo Insurrezionale” in Europa: dal califfato al post-Stato islamico (C. Bertolotti)

di C. Bertolotti, Direttore START InSight, Direttore esecutivo Osservatorio ReaCT

Scarica #ReaCT2020, il 1° rapporto sul radicalismo e il terrorismo in Europa

Il terrorismo di matrice jihadista che accompagna la nostra generazione è la manifestazione violenta di una crescente radicalizzazione religiosa che coinvolge una parte, marginale, della società musulmana: un fenomeno sociale consolidato. Ma il terrorismo non è il problema, bensì è la manifestazione violenta di un problema oggettivo che è la diffusione dell’ideologia jihadista; un’ideologia che si muove su un piano comunicativo efficace e che coinvolge un numero importante di soggetti che possono rappresentare una minaccia seria e concreta alla sicurezza: l’ideologia jihadista alimenta il fenomeno della radicalizzazione.

La dimensione europea del nuovo terrorismo (2014-2019)

Degli 895 attacchi terroristici, di successo, falliti e sventati, registrati nell’Unione Europea dal 2014 al 2017, il 67 percento sono riconducibili a gruppi separatisti ed etno-nazionalisti, il 12 percento a movimenti della sinistra radicale, il 3 percento a gruppi appartenenti alla destra militante: solamente il 16 percento sono azioni di matrice jihadista. Una percentuale, riferita alla violenza jihadista, che aumenta nel 2018 attestandosi al 19 percento su 129 attacchi. Ma sebbene gli atti riconducibili allo jihadismo siano una parte marginale del totale, sono però causa del 96 percento delle morti complessive.

E se nel solo 2017 Europol ha registrato 205 tra attacchi di successo, sventati o fallimentari, 45 sono quelli di natura jihadista (22 di successo, 3 fallimentari e 20 sventati). Nel 2018 gli attacchi complessivi scendono a 129; di questi, sempre secondo Europol, 24 sono di natura jihadista di cui 7 di successo. Un dato al ribasso rispetto a quanto registrato dal database START InSight, che conferma la condotta di 27 azioni terroristiche portate a termine. I numeri complessivi degli attacchi di successo, sventati o falliti erano di 142 nel 2016, 193 nel 2015 e 226 nel 2014.

Nel 2018, tutte le vittime di terrorismo sono il risultato di attacchi jihadisti: 14 morti e 67 feriti in attacchi jihadisti secondo START InSight.

Secondo Europol si tratterebbe di una riduzione considerevole rispetto al 2017, quando dieci attacchi provocarono la morte di 62 persone, sebbene la lettura più approfondita degli episodi di violenza jihadista attraverso il database di START InSight riporti un dato pari a 25 azioni, per un totale di 63 morti e 843 feriti. Nel 2018, gli Stati membri dell’UE hanno segnalato 16 tentativi di azioni terroristiche contrastate, un fatto che indica sia una dimostrazione dell’efficacia degli sforzi antiterrorismo, sia una continua attività terroristica confermata dai 17 episodi del 2019 (START InSight).

Nel 2019 sono stati portati a termine 17 attacchi terroristici ed episodi di violenza di matrice islamista in Europa: 9 in Francia, 2 in Italia (Torino – 21.04.2019, e Milano – 17.09.2019), 2 nei Paesi Bassi, 2 in Norvegia, 1 in Svezia e 1 nel Regno Unito. 10 persone sono state uccise e 46 ferite in attacchi jihadisti: le vittime includono 8 agenti di polizia, tre dei quali sono rimasti uccisi.

I numeri europei del terrorismo jihadista

Dei 149 attacchi terroristici di matrice jihadista in Europa dal 2004 al 2019, sette su dieci si concentrano nel periodo di massima espansione dello Stato islamico (2015-2017). Parallelamente a un aumento delle azioni terroristiche, diminuiscono la qualità tecnica degli attacchi condotti, la preparazione e la sofisticazione degli equipaggiamenti utilizzati. Le vittime sono in prevalenza civili: gli obiettivi intenzionalmente attaccati dai terroristi sono stati nel 45 percento obiettivi civili e nel 41 percento dei casi forze armate o di polizia.

È l’evoluzione di un fenomeno che trova conferma nel trend degli arresti, avvenuti in diciotto paesi dell’Unione europea, di soggetti radicalizzati e coinvolti nella pianificazione o nella condotta di azioni terroristiche: 216 arresti nel 2013, 395 nel 2014, 687 nel 2015, 718 nel 2016, 705 nel 2017 (di cui 373 nella sola Francia) e 511 nel 2018 (273 in Francia). Nel 2017 la maggior parte degli arresti (354) ha coinvolto soggetti sospettati di essere parte di un’organizzazione terroristica di matrice jihadista; altri soggetti invece perché sospettati di pianificare (120) o preparare (112) un attacco. Situazione analoga a quella del 2018 dove gli arrestati con la stessa motivazione sono più della metà del totale; arresti avvenuti principalmente in Francia, Regno Unito, Belgio, Olanda, Germania e Italia.

Le 121 azioni portate a termine in Europa, dal 2014 a al 2019, hanno visto la partecipazione di 161 terroristi (dei quali 57 sono deceduti), che hanno provocato la morte di 390 persone e il ferimento di altre 2359.

Tecniche e tattiche di attacco: evoluzione e adattamento. Dagli attacchi strutturati a quelli improvvisati

L’85 percento degli attacchi registrati nel periodo 2014-2019 è stato portato a termine da singoli attentatori, il 15 percento da commando suicidi o “team raid”; i commando suicidi rappresentano il 2 percento degli attacchi totali. Nel 63 percento dei casi è stato fatto uso di armi bianche, nel 28 percento armi da fuoco da guerra ed esplosivi; nel 16 percento sono stati impiegati, quale arma principale, i “veicoli-ariete” contro i pedoni – obiettivi estremamente vulnerabili (soft target) – all’interno di aree ad alta concentrazione di popolazione.

8 giorni per colpire: l’effetto emulativo e improvvisato dei self-starter

In Europa è emerso sempre più il ruolo dinamizzante di azioni “autonome” e “ispirate”, dove la capacità attrattiva ed emulativa degli attacchi organizzati e strutturati, ad alta intensità e ad alto impatto mediatico, ha spinto individui non direttamente riconducibili all’organizzazione Stato islamico a commettere azioni violente ma con un livello di preparazione minimale, dai risultati tattici non rilevanti, ma in grado di ottenere un’elevata attenzione mass-mediatica.

Gli attacchi a bassa intensità, a connotazione “autonoma” e improvvisata, si sono concentrati negli 8 giorni successivi ai grandi eventi, a media e alta intensità, che hanno ottenuto un’ampia, spesso eccessiva, eco mediatica. È l’effetto emulativo, conseguenza di una reazione emotiva che si auto-alimenta.

Tali attacchi emulativi, che compaiono a partire dal 2015, sono il 24 percento del totale (nel periodo 2015/2019). Un dato interessante che evidenzia la capacità attrattiva e la funzione di “innesco”, in particolare nel Regno Unito, dove gli attacchi emulativi sono il 41,5 percento (quasi il 10 per cento del totale europeo), in Germania (26,6 percento) e in Francia (23 percento).

Risultati: successo o fallimento?

L’analisi del fenomeno si sviluppa attraverso la lettura dei tre livelli strategico, operativo e tattico.

Il 19 percento delle azioni che hanno colpito i paesi europei, ha ottenuto un successo a livello strategico: blocco temporaneo del traffico aereo, mobilitazione di grandi unità militari, revisione delle procedure di sicurezza, mobilitazione dell’opinione pubblica internazionale, ecc. L’andamento nel corso degli anni è stato discontinuo, ma ha messo in evidenza una progressiva riduzione di capacità ed efficacia: 75 percento nel 2014, 42 percento nel 2015, 17 percento nel 2016, 28 percento nel 2017, 4 percento nel 2018 e 6 percento nel 2019.

Il 34 percento delle azioni ha ottenuto un successo a livello tattico: un andamento complessivo che, passando dal 33 percento di successo e un raddoppio degli attacchi fallimentari (42 percento) nel 2018 ci consegna un dato ulteriormente al ribasso del 25 percento di successo nel 2019; un quadro che viene letto come il duplice effetto della progressiva diminuzione della capacità operativa dei terroristi e dell’accresciuta reattività delle forze di sicurezza dei paesi europei.

Il 78 percento degli attacchi ottiene un successo a livello operativo: è questo il dato più interessante perché a fronte di azioni apparentemente di scarso rilievo mediatico o in termini di vittime prodotte, mostra una capacità confermata nel tempo di limitare o condizionare le normali attività quotidiane degli apparati pubblici, o di mobilità urbana, o movimento a danno delle comunità colpite. Qui si introduce il concetto di “blocco funzionale”.

Il “blocco funzionale” a livello operativo

Il “blocco funzionale” è il più importante dei risultati ottenuti dai terroristi sul moderno campo di battaglia europeo. All’interno di questa categoria sono inseriti tutti quegli eventi che hanno influito in maniera significativa sul livello operativo delle forze di sicurezza, sulla limitazione delle normali attività quotidiane degli apparati pubblici, o di mobilità urbana. I risultati sono tangibili e, a livello operativo, gli attacchi hanno ottenuto dal 2004 a oggi, un successo relativo (il blocco funzionale) in media nel 74 percento dei casi (84 percento nel 2017, 81 percento nel 2016, 83 percento nel 2015, 75 percento nel 2014) per attestarsi al 70 percento nel 2018 e al 75 percento nel 2019. Un risultato impressionante considerando le limitate risorse messe in campo dai gruppi, o dai singoli terroristi.

 




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