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Ucraina. Dodici giorni di guerra: valutazioni operative dei due fronti (D+12)

di Fabio Riggi, Analista indipendente

Si entra oggi nel dodicesimo giorno di guerra, e a poco più di 96 ore dall’ultimo apprezzamento, è ora possibile esprimere altre considerazioni, seppur sempre tenendo presente la marcata fluidità delle operazioni in corso, e una mole di dati e informazioni in buona parte parziali e provenienti da fonti non completamente verificate.

La campagna offensiva russa prosegue

Dal punto di vista generale, a livello operativo, la campagna offensiva russa prosegue, con intensità, seppur caratterizzata da un ritmo disomogeneo nei vari settori e lungo le diverse direttrici d’attacco. A livello strategico, il presunto obiettivo costituito dal crollo del governo ucraino, e conseguente collasso dell’apparato militare di Kiev, non è stato conseguito dalle forze di Mosca, e pare non ottenibile nel brevissimo periodo.

Confermate le 5 direttrici d’attacco

Sono confermati i cinque sforzi offensivi russi: a Nord, lungo la sponda destra (ovest) del Dnepr, a nord-ovest di Kiev. A nord-est, in direzione del lato orientale dell’area di Kiev. A est, nel settore di Kharkov. A sud-est, nel settore del Donbass, e a sud, lungo il basso corso del Dnepr, dalla Crimea e in direzione di Odessa.

Le incognite del settore nord

Nel settore nord, l’avanzata russa in direzione sud si è sostanzialmente arrestata, forse a causa di perduranti difficoltà logistiche e di articolazione del dispositivo d’attacco, ma anche e soprattutto a seguito di un contrattacco condotto dall’esercito ucraino, lanciato con forze valutate in diverse brigate, di cui una dovrebbe essere la 14a brigata meccanizzata. In quest’area, le fonti ucraine rivendicano il fatto di aver addirittura tagliato fuori due unità russe a livello battaglione, rimaste isolate dal grosso delle proprie forze. In ogni caso, questa drastica battuta d’arresto, fa sorgere anche dubbi su quale sia la reale priorità che i comandi russi attribuiscono a questo asse offensivo.

I successi del settore nord-est

Nel settore nord-est, le forze russe sembrano aver ottenuto diversi successi e mantenuto il “momentum” del loro attacco. In particolare, avrebbero sfondato le difese lungo l’allineamento Nizhnyn-Pryluki, raggiungendo con le avanguardie l’area a est di Kiev, ma permangono numerose posizioni difensive ucraine rimaste arretrate che reiterano la loro resistenza, e potrebbero rallentare lo slancio dell’attacco avversario, se non anche disarticolarlo nel momento in cui non venissero eliminate entro un tempo ragionevole.

Attesa nel settore est

A est, nel settore di Kharkov, le operazioni russe sono sostanzialmente rimaste statiche, fatta eccezione per una puntata verso sud, in direzione di Izium e dove, più a nord-est, la conquista di Svatove avrebbe realizzato il ricongiungimento con le unità russe e separatiste che operano a nord di Lugansk. In esito a ciò, continuano a minacciare di cadere sul tergo delle forze ucraine lungo la linea di contatto del Donbass (“morsa” nord-est del doppio avvolgimento sul Donbass). Tuttavia, in quest’area, a nord di Kharkov, si è avuto il secondo importante contrattacco ucraino, condotto pare dalla 92a brigata meccanizzata, che secondo quanto affermato da fonti di Kiev sarebbe penetrato in profondità e avrebbe raggiunto la linea di confine. È presumibile, tuttavia, che questa operazione (ammesso e non concesso che abbia davvero raggiunto le posizioni di frontiera), non possa risolversi in un completo ristabilimento, da parte ucraina, delle posizioni di partenza, ma che si configuri come una puntata offensiva (contrattacco “di alleggerimento”) volta a disarticolare, per un certo periodo di tempo, il dispositivo d’attacco avversario.

Nel Donbass, a sud-est, l’avanzata procede lenta

Nel settore sud-est del Donbass, le forze russe e separatiste avanzano lentamente (si tratta del settore dove già da molto tempo vi erano posizioni ucraine fortemente organizzate a difesa) e soprattutto hanno completato l’accerchiamento di Mariupol, che risulta essere uno dei risultati maggiormente significativi dell’intera campagna. Su questa città, già da molto prima dell’inizio del conflitto una delle più fortemente munite dell’intera Ucraina, sono condotte continue azioni di fuoco di artiglieria e attacchi aventi lo scopo di logorare le forze dei difensori (tra le quali, vi sarebbe il combattivo e controverso battaglione Azov, che vi aveva già operato nel conflitto del 2014-15) e restringerne il perimetro.

Il maggior successo è il fronte sud: da Kherson verso Odessa?

Nel settore sud, il maggiore successo conseguito dagli attaccanti è stata la conquista della posizione chiave rappresentata dalla città di Kherson, vitale punto di attraversamento lungo il basso corso del Dnepr, e l’aver stabilito da qui una testa di ponte oltre il fiume, dalla quale lo sforzo offensivo è proseguito in direzione della città di Mikolayv, circa 50 Km a nord-ovest di Kherson e 100 Km a nord-est di Odessa. Su questa città (già sede del comando della Marina ucraina, sostanzialmente neutralizzata già dalle prime ore del conflitto) si è sviluppato un attacco russo, proveniente da Kherson, coordinato anche con un’azione di assalto aereo, che però, anche in questo caso, sembra non essere riuscito. Nelle fasi successive, non avendo conquistato rapidamente la città, le forze russe avrebbero puntato verso nord, con quello che appare come l’ennesimo aggiramento di un grande centro urbano e aprendo in questo modo due possibilità: un’azione preliminare di reparti esploranti a premessa di una prosecuzione in direzione di Odessa, o addirittura l’apertura di una nuova direttrice di attacco verso nord, lungo la sponda destra (ovest) del Dnepr ma questa volta da sud. In questo caso si è nel campo della pura speculazione, anche perché resta da vedere se lungo questa direttrice i russi abbiano forze sufficienti per una penetrazione così importante e profonda. Sempre da questo settore, una direttrice d’attacco “divergente” (motivo, questo, di critica da parte di diverse analisi di fonti USA) è invece verso nord-est, in direzione dello snodo stradale di Tokmak, e in prospettiva del secondo e cruciale punto di attraversamento del Dnepr, quello rappresentato dalla città di Zaporozhie, dove gli ucraini starebbero allestendo nuove posizioni difensive. In questo caso, lo sforzo è concorrente con quello proveniente dal settore sud-est del Donbass, ha contribuito in modo decisivo all’accerchiamento su Mariupol, e potrebbe rappresentare la “morsa” sud-ovest dell’avvolgimento sulle forze ucraine lungo la linea di contatto; queste ultime, peraltro, avrebbero, ovviamente, iniziato ad arretrare lentamente attuando attività tattiche di “frenaggio” (termine con un suo preciso significato dottrinale) o “delay” (stesso preciso riferimento, ma in questo caso nella dottrina NATO, alla quale peraltro, quella nazionale fa necessariamente riferimento).

L’ipotesi di una ritirata ucraina verso nord-est: rischio accettabile?

A breve, se la manovra russa di avvolgimento continua a progredire significativamente, i comandi ucraini dovranno fronteggiare un “decision point” incentrato sulla necessità di dover iniziare un ripiegamento in direzione nord-ovest, abbandonando completamente le loro posizioni nel Donbass. Questa manovra, oltre che intrinsecamente complessa e difficile (la “manovra in ritirata” in tattica, è riconosciuta da sempre come la più complicata e pericolosa) avrebbe dei riflessi non trascurabili dal punto di vista morale e politico, visto il significato che l’area in questione riveste nel contesto generale.  In ultima analisi, in questo settore, le forze russe hanno già conseguito quello che deve senz’altro essere ritenuto un obiettivo strategico dell’intera campagna: la creazione della continuità territoriale (land bridge) tra il Donbass e la Crimea occupati.

In questo momento, è possibile inserire alcune (sempre sommarie) informazioni riguardanti l’ordine di battaglia e le unità organiche di entrambi gli schieramenti.

L’ordine di battaglia dei due schieramenti: le forze russe

Da parte russa, nel settore nord, nell’area di Kiev, starebbero operando unità della 35a armata combinata, già schierate in precedenza in Bielorussia. A queste, nel quadrante più a nord-est del settore, si aggiungerebbero unità della 36a e 41a armata combinata. Da parte Ucraina, sarebbero poste a difesa di Kiev la già menzionata 14a brigata meccanizzata e la 72a brigata meccanizzata. A queste ultime si aggiungono numerose altre unità non meglio identificate. A nord-est, le unità russe apparterebbero alla 1a e 2a armata carri della guardia (quest’ultima denominazione, è nell’esercito russo tradizionalmente un titolo onorifico che sottolinea la storia e la tradizione dell’unità), mentre da parte ucraina sono segnalate la 93a brigata meccanizzata e la 58a brigata motorizzata. A est, nell’area di Kharkov, le forze russe apparterrebbero alla summenzionata 1a armata carri della guardia e vi sarebbero anche elementi della 6a armata combinata.

L’ordine di battaglia ucraino

Da parte ucraina, sarebbero schierate unità della già ricordata 92a brigata meccanizzata, oltre alla 53a brigata meccanizzata, cui si aggiunge la 81a brigata d’assalto aereo. Nel settore sud-est del Donbass, le forze russe dovrebbero appartenere alla 8a armata combinata, con quelle ucraine rappresentate invece dalla 54a brigata meccanizzata, dalla 56a brigata motorizzata e dalla 95a brigata d’assalto aereo. Segnatamente, se confermata, la presenza in questi due ultimi settori da parte ucraina di 4 brigate di manovra (meccanizzate e motorizzate) e soprattutto di due brigate d’assalto aereo facenti parte delle “Desantno-shturmovi viyska Ukrayiny” (DShV), ossia le forze aviotrasportate che, similmente a quelle russe, detengono il rango di forza armata indipendente e sono considerate la “punta di diamante” delle forze terrestri (anche in questo caso in analogia con i “cugini” delle VDV russe), confermerebbe l’ipotesi secondo la quale in quest’area sarebbero schierate quelle che sono tra le migliori unità terrestri a disposizione degli ucraini. In particolare, quelle delle DShV sono delle vere e proprie brigate “bivalenti”, che possono operare anche come unità medie/pesanti, avendo in organico anche una compagnia carri, e tra esse la 95a brigata è considerata la meglio preparata e combattiva.

Perdite, rapporti di forza complessivi e il fattore “morale”

Dopo diversi giorni di operazioni, sono emerse molteplici valutazioni riguardanti le perdite e i rapporti di forza complessivi. Il “tasso di scambio” tra forze russe e ucraine si attesterebbe a oggi ancora su un 3:1, con numeri che ormai ammontano a diverse centinaia di veicoli di tutti i tipi e mezzi da combattimento. È ormai palese che, com’era lecito e facile prevedere, ci troviamo di fronte a un logoramento proprio di una forma di combattimento convenzionale, simmetrico e ad alta intensità. Un vero e proprio “tritacarne” che è stato oggetto di studio per decenni, con riferimento a quello che era il cosiddetto “Fronte centrale” della NATO, in Europa, quando a fronteggiarsi (fortunatamente in modo incruento) erano le forze dell’Alleanza Atlantica e del Patto di Varsavia. I rapporti di forza complessivi sono parimenti oggetto di ipotesi, una delle quali, che emerge in queste ore, è quale sia esattamente l’entità di quelle russe (si badi bene, ormai da 10 giorni impegnate quasi ininterrottamente in operazioni offensive) in rapporto a quelle ucraine, che si conoscevano già, da prima del conflitto, di dimensioni affatto trascurabili. Secondo alcune opinioni la superiorità numerica dei russi potrebbe non essere così schiacciante e decisiva, soprattutto in relazione agli obiettivi e all’estensione dell’area di operazioni. Inoltre, la sussistenza di non meno di 5 sforzi offensivi, dove i russi non parrebbero aver realizzato una “massa” di forze decisiva in nessuno di essi (e in alcuni settori anche con assi “divergenti”, come in quello meridionale) potrebbe aver inficiato, o inficiare nelle prossime ore, il mantenimento del momentum e dello slancio offensivo, portando poi, in ultima analisi, a un vero “punto culmine” della campagna. In ogni caso, a tal riguardo è sempre bene ricordare come nelle moderne operazioni militari terrestri al tradizionale concetto di “numero” e “massa” delle forze si affianca (e in qualche caso si sostituisce) il più evoluto concetto di “potenziale di combattimento” (Combat Power) esprimibile da una forza, in funzione della potenza di fuoco, qualità di mezzi da combattimento e sistemi d’arma, e last but no least, morale e addestramento degli uomini. Al momento, solo i nuovi sviluppi delle operazioni, nelle prossime ore e giorni, potranno iniziare a fornire delle risposte definite in questo senso.




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