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Ucraina: aspetti tattici dell’avanzata russa.

di Fabio Riggi, analista indipendente

L’attuale sviluppo delle operazioni russe in Ucraina sta facendo emergere diversi e importanti aspetti tattici.

Ordine politico: evitare vittime tra i civili?

Secondo molte analisi, le offensive delle unità russe non hanno fatto ricorso in modo ampio al sostegno di fuoco aereo e terrestre (artiglieria), quest’ultimo, tradizionalmente e storicamente una priorità e un punto di forza degli eserciti russi dai tempi delle guerre napoleoniche. Alcune ipotesi riguardano un preciso “vincolo” imposto dal vertice politico, che vorrebbe evitare perdite eccessive anche agli avversari (e soprattutto ai civili) in vista di una successiva più agevole “normalizzazione” post-conflitto. È certo una possibilità concreta, ma dal punto di vista squisitamente tattico, aver dato la priorità da parte russa a penetrazioni in profondità nelle primissime fasi della campagna potrebbe aver portato alla necessità di lasciare indietro il grosso delle numerose unità d’artiglieria, come ben noto presenti a tutti i livelli ordinativi. Ora, in questa fase, “portare avanti” una grande massa di artiglierie richiede tempo, esse vanno schierate, preparate al fuoco, le munizioni trasportate e stoccate, gli obiettivi localizzati, selezionati e “acquisiti” (ogni parola ha il suo preciso significato) per poi essere battuti. Alcuni indicatori, come le azioni di fuoco progressivamente più intense sul centro urbano di Kharkiv, e in altri settori, paiono mostrare che questo schieramento, favorito dalla minore velocità di progressione in alcuni settori (nord) stia effettivamente avvenendo.

Le operazioni di accerchiamento

Come previsto, le forze russe non si lasciano attirare con il grosso delle forze (anche pesanti) nel combattimento per la conquista di grandi centri urbani. Quando lo hanno tentato, si è trattato di puntate offensive condotte con forze leggere (aviotrasportate e leggere, forze speciali) che peraltro hanno subito perdite significative e sono state costrette a ripiegare, quando non completamente annientate. È piuttosto chiaro che stanno aggirando sistematicamente questi centri urbani, manovrando per privilegiare la penetrazione in profondità. Ora, si troveranno probabilmente di fronte al grande dilemma di tutte le operazioni di accerchiamento: la necessità di disporre di forze sufficienti per “sigillare” le aree rinchiuse nelle sacche e poi passare all’annientamento delle forze avversarie che vi si trovano. Problema particolarmente complesso nel caso di grandi città, con all’interno, peraltro, anche una grande quantità di civili.

Limitata azione aerea e missilistica

L’intensità della campagna aerea e missilistica non pare essere stata così significativa come poteva apparire nelle prime ore della sua condotta. Analisi autorevoli hanno citato la possibile limitata capacità da parte dell’aviazione russa di “generare” sortite (unità di misura dell’intensità delle operazioni aeree, posto che una “sortita” è la missione di una singola piattaforma aerea, teoricamente anche più di una nell’arco delle 24 ore), e un diverso approccio (e disponibilità, forse) all’utilizzo di munizionamento guidato di precisione. Anche il succitato vincolo politico può avere giocato un ruolo in questo senso. Un altro elemento potenziale individuato, pare essere una rilevata scarsa o insufficiente capacità di sincronizzare le operazioni terrestri e aeree. Aspetto ancora più specifico, potrebbe essere una marcata difficoltà nell’esercizio del cosiddetto “Air Space Management” (ASM), o secondo l’approccio più aggiornato, “Battlespace Management” (BSM). Questo poiché con una massiccia presenza di unità contraeree nell’ambito delle unità terrestri (numerose e a vari livelli ordinativi, quelle russe, esattamente come quelle di artiglieria propriamente “terrestre”) è necessario possedere sviluppate capacità di coordinamento e “deconfliction” delle attività di tutti gli elementi che interagiscono nella terza dimensione. Da ciò discendono specifiche istruzioni su regole di ingaggio, stato di controllo delle armi (quelle contraeree), misure di controllo dello spazio aereo, ecc. Se davvero i russi sono carenti in questo campo, questo potrebbe effettivamente essere un elemento molto limitante delle operazioni aeree. Soprattutto, ancora, con un robusto schieramento di unità contraeree amiche, anche questo un punto di forza delle forze terrestri russe sin dai tempi dell’esercito sovietico.

Il fattore logistico: nodo cruciale e obiettivo ucraino

Il fattore logistico, estremamente importante. Vi sono diverse notizie (e video) relative a mezzi abbandonati perché senza carburante, senz’altro possibile dopo giorni di operazione. In questo caso, si tratterebbe di gravi carenze, da parte russa, in tema di pianificazione specifica e attività esecutive di questo tipo di attività. Correttamente, e con una certa efficacia, gli ucraini pare attacchino frequentemente proprio le colonne logistiche, fattore che certamente provoca notevoli difficoltà a una forza, in modo particolare se è in offensiva. E’ anche qui che sta la chiave della differenza tra una pausa operativa (volontaria, pre-pianificata) e il “punto culmine” di un’operazione offensiva (involontaria, indotta da fattori di attrito come, giustappunto, logistica e perdite). Anche in questo caso, le prossime ore potrebbero dare indicazioni più precise in questo senso.

Le forze ucraine: tra resistenza e limiti

E poi, ovviamente, ci sono le forze ucraine. È chiaro che si battono, duramente e con tenacia. Hanno imposto perdite senz’altro significative agli attaccanti, con un rapporto (dalle fonti più accreditate), che al settimo giorno pare ammontare a 2,5:1. (ancora logico, nel rapporto attaccante-difensore). Com’era lecito attendersi, hanno sfruttato al massimo il valore impeditivo dei centri abitati, agendo, a quanto pare, con azioni di imboscata che si sarebbero rivelate particolarmente efficaci. Al momento, comunque, risulta che si sia trattato di una difesa “areale” (termine specifico di questa forma di manovra delle operazioni difensive), condotta da posizioni statiche. E molto probabile che ora si trovino però nella necessità di contro-manovrare, per non correre il rischio di dover subire una sconfitta operativa, in particolare nel quadrante sud-orientale del Donbass. È possibile inferire, per gli ucraini, che sia questo il momento di contrattaccare, qualora ne abbiano la possibilità. Con i russi protesi in avanti, impegnati nelle delicatissime fasi di scavalcamento dei secondi scaglioni e del ripianamento logistico. Risulta che l’esercito ucraino, per quanto riguarda le forze regolari di manovra, abbiano in organico un numero cospicuo di brigate pesanti, cui si aggiungono diverse agguerrite brigate aviotrasportate e d’assalto aereo: dove sono esattamente quelle poste in riserva nei vari settori? Cosa stanno facendo? E cosa si sta pianificando per loro? Al momento non sono elementi che emergono chiaramente.

Le operazioni informative e la comunicazione strategica

Le operazioni sulle informazioni, in pieno corso (come in ogni moderno scenario), nelle quali, indubbiamente, avvantaggiati dalla loro effettiva condizione di aggrediti, gli ucraini sono in netto vantaggio. La combinazione tra la figura del vertice politico (Zelensky), e soprattutto della sua postura, della sua “comunicazione strategica” (STRATCOM) e le numerose attività sui social media, volte a massimizzare il summenzionato vantaggio e l’enfatizzazione dei risultati ottenuti sul campo, stanno materializzando una superiorità ucraina, in questa dimensione, che alla lunga potrebbe rivelarsi molto insidiosa per i russi. Come si dice in ogni buona lezione sulla funzione Pubblica Informazione, “Se la CNN dice che stai perdendo, allora stai perdendo”. Da parte russa, non si riscontra in modo marcato la stessa reattività e iniziativa in questo campo, come era invece accaduto massicciamente nel caso del precedente conflitto del 2014-15.

Ucraina: una mobilitazione generale?

Da ultimo, una nota sulla mobilitazione generale della popolazione ucraina, con l’ordine di armare i civili secondo un concetto di “difesa totale” (che però, anche in questo caso, non si improvvisa) di “jugoslava” memoria, emanato dal vertice politico. È del tutto possibile che sia concretamente un’opzione in campo, anche per quanto potrebbe essere il supporto esterno delle nazioni occidentali e NATO. Tenendo conto degli studi compiuti, e dell’esperienza storica, sulla nascita e successivo sviluppo dei fenomeni insurrezionali e/o di “resistenza”, non credo, però, che si possano fare previsioni certe, in questo senso, con un carattere di automatismo, mancando in questo momento elementi certi e consolidati sulla sussistenza dei reali presupposti affinché tale fenomeno possa realmente manifestarsi in modo significativo, e soprattutto con quale tempistica.




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