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Guerra russo-ucraina (D+65): la coerenza della dottrina militare russa e l’errata percezione occidentale. (Seconda parte)

di Fabio Riggi

Questo articolo è il seguito di Guerra russo-ucraina: prospettiva tattica per comprendere gli sviluppi della guerra (Prima parte, D+63).

Key Takeaways:

  • La coerenza della dottrina militare russa e l’inquinamento delle info-ops;
  • L’errata percezione occidentale sulla “battaglia” per Kiev;
  • Vulnerabilità delle forze aviotrasportate russe: armi controcarro ucraine e sotto-impiego;
  • Analogie d’impiego delle forze aviotrasportate ucraine e russe;
  • La vulnerabilità della fanteria: mezzi vecchi e inadatti.

La coerenza della dottrina militare russa e l’inquinamento delle info-ops

Le informazioni e i dati disponibili su quale sia stato il reale sviluppo, e soprattutto quali erano i reali scopi, delle operazioni condotte dalle forze russe nell’area di Kiev e dell’Ucraina nord-orientale nelle prime settimane di conflitto sono ancora molto limitate e approssimative, oltre che fortemente “inquinate” dalle “Information Operations” (Info-Ops) tutt’ora in corso, in primo luogo da parte ucraina. Tuttavia, a oggi è possibile abbozzare alcune considerazioni, soprattutto riguardo le modalità d’azione e i procedimenti tecnico-tattici adottati dalle unità russe, in particolar modo durante la prima fase del conflitto, quella comprensiva delle profonde avanzate iniziali. Uno dei commenti a caldo su di esse si è focalizzato sull’osservazione dei reparti russi che muovevano soprattutto lungo le rotabili principali, stigmatizzandolo come un evidente errore tattico. In realtà, queste affrettate analisi non hanno tenuto conto della dottrina tattica dell’esercito russo, anche in questo caso direttamente mutuata da quella in vigore già in epoca sovietica. In essa, il mantenimento della velocità di una manovra offensiva, e del cosiddetto “ritmo dell’avanzata”, della stessa, riveste carattere di massima importanza. Pertanto, il movimento su strada viene privilegiato e raccomandato ogniqualvolta possibile prima dell’effettivo contatto con le posizioni difensive avversarie. La formazione di marcia su strada è espressamente prevista e fa parte dello schema di manovra del combattimento offensivo, prevedendo un rapido passaggio a quella d’attacco, aperta e spiegata sul terreno, con procedure standardizzate e ripetute più volte in addestramento ed esercitazioni.

L’errata percezione occidentale sulla “battaglia” per Kiev

In particolare, attualmente, per le forze in attacco l’esercito russo prevede tre formazioni principali, con diverse modalità per i vari livelli ordinativi: quella di marcia (compresa la modalità “in presenza di minaccia”), marcia pre-combattimento e la formazione da combattimento. A tutti gli effetti, osservando le avanzate delle forze russe dei primi giorni di guerra, anche e soprattutto nei settori settentrionali del teatro operativo (circa 300 Km, ad esempio, dal confine russo, nell’area di Sumy fino ai sobborghi orientali di Kiev, in una settimana) si può vedere come esse abbiano coperto diverse centinaia di km in pochi giorni, e ciò quasi certamente è stato ottenuto con l’applicazione dei citati schemi tattici. In realtà, se ciò abbia poi effettivamente comportato delle forti criticità, soprattutto a causa del sistematico aggiramento degli insediamenti urbani, sui quali le unità ucraine hanno continuato a resistere per molto tempo anche dopo essere state circondate, dovrà essere sicuramente materia di analisi successive e più approfondite, comprensive anche dei dati reali sulle perdite di entrambe le parti. Tuttavia, ciò dovrà essere fatto concentrandosi più opportunamente sulla reale validità, e aderenza alla realtà attuale delle moderne operazioni terrestri, della dottrina tattica russa, piuttosto che sulla presunta incompetenza di comandanti e uomini sul campo, come si è sentito affrettatamente concludere, anche da parte di “addetti ai lavori”, tradendo in questo modo un approccio erroneo nel voler analizzare lo sviluppo di operazioni militari reali secondo un’impostazione “occidentalizzata” che mal si attaglia a un’analisi realmente seria e approfondita.   

Vulnerabilità delle forze aviotrasportate russe: armi controcarro ucraine e sotto-impiego

Un altro aspetto interessante, dal punto di vista tattico, riguarda l’impiego da ambo le parti delle Grandi Unità aviotrasportate e d’assalto aereo. Nella terminologia militare occidentale la distinzione tra le due categorie di forze riguarda sostanzialmente il mezzo con il quale esse realizzano il cosiddetto “aggiramento verticale”, che è quello aereo e l’aviolancio per le prime, e l’elitrasporto/eliassalto per le seconde (definite più precisamente, nella terminologia militare italiana, “aeromobili”), fatto salvo che si tratta di unità leggere che mantengono comunque un’elevata flessibilità di impiego nelle varie situazioni operative. Nella dottrina dell’esercito sovietico le robuste divisioni aviotrasportate delle Vozdušno-desantnye vojska (VDV) dovevano eseguire le cosiddette “azioni concorrenti”, lanciandosi nelle retrovie della NATO per conquistare obiettivi in profondità, attaccare le sorgenti di fuoco nucleare e sconvolgerne le retrovie, disarticolandone l’alimentazione tattica e logistica. Aspetto peculiare di queste unità era che esse erano interamente meccanizzate, ossia con i reparti dotati di veicoli da trasporto e combattimento per la fanteria, nello specifico quelli della serie BMD (“Boevaja Mašina Desantnaja”) specificamente concepiti per l‘aviotrasporto e anche “aviolanciabili”. Il criterio fondamentale era riferito al fatto che secondo la dottrina sovietica le unità delle VDV a livello divisione sarebbero state aviolanciate molto in profondità (fino a 300 Km) nelle retrovie delle forze NATO, e pertanto dovevano possedere un adeguato livello di protezione e capacità di sopravvivenza per poter resistere per un tempo ragionevole (diversi giorni) prima di ricongiungersi con il grosso delle forze amiche. Le unità d’assalto aereo avevano invece solo un’aliquota minore (circa ¼) dei loro reparti meccanizzati.

Le attuali unità aviotrasportate russe, che nell’apparato militare di Mosca costituiscono una forza armata indipendente, hanno la stessa fisionomia di quelle sovietiche, e i veicoli della serie BMD, nei loro modelli più aggiornati, ancora oggi equipaggiano le unità delle VDV. Tuttavia, un necessario prerequisito tecnico di questo tipo di mezzi è quello di doverne necessariamente limitare il peso complessivo, al fine di garantire la possibilità di aviotrasporto (e, nel caso specifico, anche l’ “aviolanciabilità”) andando inevitabilmente a incidere anche sul livello di protezione. Nella tipica situazione operativa in cui queste unità dovrebbero operare, quella di azioni condotte in profondità dopo essere state “lanciate” contro le retrovie dell’avversario, questa evidente limitazione potrebbe essere ritenuta accettabile nel momento in cui in quell’area della battaglia la minaccia delle armi controcarro non dovrebbe essere così elevata come invece avviene, ovviamente, in corrispondenza o in prossimità della linea di contatto. Ma nel corso del conflitto in atto in Ucraina è facile rilevare come, dopo le azioni di assalto aereo condotte (a quanto pare senza troppa fortuna) nelle primissime fasi della guerra, diverse Grandi Unità delle VDV siano impiegate dall’esercito russo come normali pedine di manovra, sulla linea di contatto, alla stregua di quelle motorizzate e corazzate. Ciò è quanto è stato osservato lungo la direttrice d’attacco iniziale a ovest di Kiev, lungo la sponda destra del Dnepr, dove sarebbero state identificate la 31a brigata d’assalto aereo e la 98a divisione aviotrasportata, mentre sul lato opposto del teatro di operazioni, quello meridionale della Crimea, nel settore di Kherson- Mikolayv, stanno operando i reparti della 7a divisione d’assalto aereo. Senz’altro, la caratteristica di queste forze di essere “anche” meccanizzate le rende di fatto bivalenti, cioè effettivamente in grado di assumere anche un ruolo di questo tipo, ma resta da verificare come il minore livello di protezione dei BMD possa aver inciso sulla loro efficacia in combattimento, e di conseguenza su quella dei reparti che ne sono dotati. D’altro canto, questo fatto potrebbe essere un ulteriore indicatore della non abbondanza di Grandi Unità pesanti (con termine ottocentesco diremmo “di linea”), motorizzate e corazzate dell’esercito da utilizzare nei vari settori dell’area di operazione.

Analogia d’impiego delle forze aviotrasportate ucraine e russe

Le forze armate russe e ucraine condividono la comune origine con quelle sovietiche, una circostanza importante che si palesa non solo nell’armamento e i mezzi in dotazione, ma anche negli aspetti organizzativi, ordinativi e dottrinali. A tal proposito, un caso particolarmente evidente è proprio quello delle forze aviotrasportate. Anche le Desantno-shturmovi viyska Ukrayiny (DShV), ossia le unità aviotrasportate e d’assalto aereo ucraine, sono formalmente una forza armata indipendente (come peraltro anche le unità delle forze speciali) e anch’esse sono formate da unità di fatto “bivalenti”, ossia dotate di veicoli da trasporto e combattimento per la fanteria ma, contrariamente alle VDV russe, solo la 25a brigata aviotrasportata è dotata di veicoli BMD-1 e BMD-2, mentre le altre brigate d’assalto aereo hanno in dotazione gli stessi veicoli da trasporto e combattimento della fanteria di cui sono dotati i reparti dell’esercito, in particolare i ruotati BTR-70 e BTR-80 e i più moderni BTR-3DA. In esito a ciò, le brigate delle DShV risultano essere sostanzialmente più robuste, dal punto di vista della protezione, di quelle similari delle VDV, e ciò è esemplificato dal fatto che tutte, ad eccezione, anche in questo caso, della  25a   (quella che ha come compito principale la condotta di operazioni avioportate propriamente dette, e quindi relativamente più “leggera”) hanno in organico una compagnia carri su T-80UD. L’impiego tattico delle unità delle DShV (all’atto pratico da considerare, come avviene per le forze aviotrasportate in tutto il mondo, come unità “scelte”), discende direttamente da questa precisa fisionomia organica che le accomuna a quelle russe. Anch’esse sono infatti intensamente impiegate come unità di manovra, a tutti gli effetti come forze meccanizzate, e stanno operando nei settori più importanti e critici del Donbas e della Crimea. È bene sottolineare come le caratteristiche di “bivalenza” delle forze aviotrasportate russe e ucraine differisce radicalmente da quanto avviene per le similari componenti delle altre forze armate in occidente e nel resto del mondo, dove l’impiego come normali unità di manovra di reparti aviotrasportati o aeromobili è previsto solo in via eccezionale o in particolari situazioni e contesti operativi, facendo essi parte a tutti gli effetti della categoria delle forze “leggere”.

La vulnerabilità della fanteria: mezzi vecchi e inadatti

Una delle lezioni apprese del precedente conflitto in Donbas del 2014-15 ha riguardato l’elevata vulnerabilità dei veicoli da combattimento della fanteria, in particolare quelli cingolati delle serie BMP (Boyevaya Mashina Pekhoty) e quelli ruotati della serie BTR (Bronetransportyor), in dotazione a entrambe le parti, nei confronti di praticamente tutte le tipologie di armamento controcarro. A tal proposito è stato osservato come le squadre di fanteria che sono normalmente trasportate a bordo di questi veicoli preferivano in molti casi sistemarsi all’esterno di essi, sullo scafo, durante il movimento, secondo la modalità che nella terminologia anglo-sassone è definito “tank-riders”, accettando il rischio di esporsi alla minaccia del fuoco delle armi portatili e delle schegge di granata, piuttosto che correre quello di restare intrappolati all’interno quando essi venivano colpiti e sistematicamente incendiati e distrutti dai missili e dai razzi controcarro degli avversari. Una delle motivazioni principali della relativa scarsa protezione di queste tipologie di mezzi (anche se, comunque, come descritto in precedenza, sempre relativamente maggiore rispetto agli ancora più leggeri BMD) è che essi furono concepiti in epoca sovietica, quando lo scenario d’impiego erano le operazioni offensive da condurre sul “Fronte Centrale” della NATO, in Germania occidentale, dove uno degli ostacoli principali da superare sarebbero stati i grandi fiumi tedeschi che sbarrano le direttrici d’avanzata da est verso ovest. Di conseguenza, un requisito tecnico fondamentale identificato per molti dei veicoli da combattimento dell’esercito sovietico era quello della capacità anfibia, da ottenere con una determinata configurazione veicolare e una limitazione di peso che andava inevitabilmente a scapito della protezione. L’esercito russo pare aver preso atto da diverso tempo di questa problematica, tanto da avviare l’acquisizione di una nuova generazione di IFV (Infantry Fighting Vehicle), quali il Kurganets-25 e il pesante T-15 Armata (48 tonnellate). Quest’ultimo, in particolare, possiede uno stesso scafo similare a quello del nuovo carro da battaglia T-14 Armata (con la principale differenza dell’alloggiamento del motore, che è posto frontalmente, una soluzione che ne aumenta la protezione nell’arco frontale), aspetto che lo qualifica a tutti gli effetti come IFV “pesante”, con una concezione adottata già da tempo per questa categoria di mezzi dall’esercito israeliano. A essi si aggiunge il Bumerang, un veicolo da trasporto per la fanteria, o Armored Personnel Carrier, ruotato (8×8) destinato a sostituire i veicoli della serie BTR. Tuttavia, questa nuova generazione di mezzi, aventi lo scopo di rinnovare profondamente il parco dei veicoli da combattimento dell’esercito russo, nonostante i primi prototipi siano apparsi già nel 2015, stanno ancora attualmente completando la fase di sviluppo (come sta avvenendo anche per l’innovativo carro da battaglia T-14 Armata), e probabilmente anche a causa di problemi finanziari non sono ancora entrati in servizio. Per questo motivo, le operazioni in Ucraina, così come sta avvenendo per i principali modelli di carri, sono ancora condotte dalle unità di fucilieri motorizzati russe con i mezzi della precedente generazione BMP-BTR-BMD, con tutte le possibili implicazioni del caso in termini di protezione e vulnerabilità.




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