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Ucraina: 5 mesi di guerra e 1 (debole) accordo sul grano. Radio 1 “Voci dal Mondo”

Il prezzo del grano e le conseguenze politiche e sociali dall’Ucraina, al Nord Africa, all’Afghanistan


Radio 1 – Voci dal Mondo, Puntata del 24 luglio 2022. Ospiti Azzurra Meringolo e Claudio Bertolotti

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Grano in fumo

Con Alba Arcuri A cura di Laura Pepe L’accordo di Istanbul e i missili su Odessa. Ascoltiamo la nostra inviata a Dnipro, Azzurra Meringolo. Seconda parte, dedicata all’Afghanistan, ad un anno dal ritorno dei talebani. L’ospite di oggi è Claudio Bertolotti, Direttore di Start Insight, osservatorio di analisi strategica

#UCRAINA – Accordo sui corridoi sicuri per l’esportazione dei cereali: sarà realizzabile?

Pur con grandi limiti, gli accordi potranno proseguire. Questo non per una generosità da parte di Mosca, ma per una questione di opportunità: in primo luogo per dimostrare all’opinione pubblica russa e a quella ucraina che Putin ha a cuore le sorti delle popolazioni civili dell’una e dell’altra parte. E questo ovviamente ha una finalità propagandistica. Dall’altro lato la Russia guarda con grande interesse all’influenza che potrà acquisire nel continente africano, presentandosi come risolutrice di una crisi alimentare di cui è in gran parte responsabile.

In primo luogo dobbiamo guardare l’aspetto operativo: la Russia avrà ben chiari quelli che sono i corridoi di sicurezza per entrare e uscire dai porti ucraini. In secondo luogo l’aspetto comunicativo e diplomatico di una Russia che si propone di fronte e all’opinione pubblica interna, ma anche quella internazionale e alle cancellerie occidentali e dei paesi africani, come risolutrice che trova una soluzione e la concede sia al popolo ucraino sia ai paesi africani che sono i maggiori beneficiari di questa apertura e su cui la Russia sta investendo moltissimo in termini di influenza e presenza. Ora, che la Russia voglia e riesca a proporsi come elemento risolutore potrà apparire paradossale se si osservano superficialmente le dinamiche della guerra russo-ucraina, ma in realtà è una strategia che rientra in uno schema di guerra parallela combattuta sul piano mediatico e propagandistico. Ed è questo un ambito della guerra dove entrambi gli attori, Kiev e Mosca, sono molto attivi ed efficaci. Il vantaggio ovviamente lo ha la Russia che, negli anni ha investito moltissimo nello strumento di guerra d’influenza attraverso l’utilizzo del web, ormai divenuto un campo di battaglia spietato per la diffusione di notizie false e funzionali a influenzare le opinioni pubbliche dei paesi ostili che colpiti da questa tipologia di arma insieme ai paesi occidentali, o alcuni partiti politici, per spingerli ad avere posizioni non ostili quando non addirittura a sostegno della politica estera di Mosca. È la strategia dello Sharp Power: l’uso di politiche (diplomatiche) manipolative da parte di un paese per influenzare e minare il sistema politico di un paese bersaglio.

#AFGHANISTAN: la crisi alimentare, economica e sociale

L’Afghanistan è sempre più preda di una grave crisi umanitaria. E da gennaio ad oggi si è registrato un aumento della grave insicurezza alimentare a cui si sommano la siccità, i terremoti e le epidemie di malattie trasmesse dall’acqua contaminata, con un aumento significativo dei casi di colera, e un netto deterioramento delle condizioni complessive nelle aree urbane. L’inizio della primavera, che tradizionalmente porta sollievo dalla carenza di cibo, ha però dovuto fare i conti con la siccità – la peggiore degli ultimi trent’anni – che ha di fatto peggiorato le condizioni di vulnerabilità delle popolazioni più povere ed esposte.

In questo quadro già drammatico le ricadute della guerra in Ucraina hanno contribuito ad aggravare la crisi, portando a un aumento dei prezzi di cibo e carburante e a indebolire le catene di approvvigionamento. Prezzi della farina di grano a Kabul che sono ad oggi superiori dell’90% rispetto alla media quinquennale e difficilmente torneranno ai livelli pre-guerra dato l’aumento dei costi di trasporto e gestione delle merci.

Viene naturale chiedersi se, di fronte a una drammatica fotografia del genere, non debbano essere riconsiderate le posizioni della Comunità internazionale, in primo luogo gli Stati Uniti, in termini di possibilità e libertà d’intervento a favore delle popolazioni afghane, e questo indipendentemente dalla gestione politica talebana che ogni giorno si fa più opprimente e violenta nei confronti degli afghani stessi.  




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