9 maggio: la guerra russo-ucraina tra retorica e scontro militare

L’intervento del direttore Claudio Bertolotti a Teleticino (dal minuto 15), Puntata del TG del 6 maggio 2022.

Guarda il video e leggi l’estratto del commento di Claudio Bertolotti, direttore di START InSight

9 maggio: un momento segnato in rosso nell’agenda russa, cosa ci dobbiamo aspettare?

Credo che siano due le aspettative associate al 9 maggio: la prima è un’intensificazione della narrativa associata alla vittoria della Russia contro il nazismo che vedrà una conferma nella caduta di Mariupol difesa fino alla fine da quegli ucraini che la propaganda russa associa ai nazisti, in particolare il battaglione Azov, che pur non essendo stata l’unica unità impegnata nella difesa della città è però quella che ha ricevuto più e forse esclusivamente attenzione mediatica. Dunque Putin avrà gioco facile nel dichiarare l’ottenimento di un successo così importante.

La seconda aspettativa è invece rivolta al campo di battaglia dove le forze russe stanno intensificando le azioni, in particolare nell’area di Kharkiv e Izium, che sono due obiettivi strategici primari. Solo con la loro conquista la Russia potrà agevolmente procedere con l’offensiva sul Donbass e chiudere in una morsa mortale le truppe ucraine che ancora oggi sbarrano la strada agli invasori russi.

Più in generale spesso gli analisti affermano che la Russia non si aspettava questa resistenza Ucraina. La Russia è in difficoltà? La Russia è indubbiamente in difficoltà: prevalentemente sono difficoltà logistiche per le truppe schierate al fronte, e difficoltà tattiche che devono sostenere i battaglioni russi a causa della resistenza ucraina sostenuta dai paesi occidentali. È però vero che la Russia, ad oggi, mantiene il vantaggio tattico, ossia ha ancora il potere di imporre i tempi e le azioni sul campo di battaglia. Una capacità di manovra, quella russa, superiore a quella ucraina, dovuta anche alla superiorità di mezzi ed equipaggiamenti corazzati e di artiglierie che invece sono presenti in maniera ancora limitata sul fronte di Kiev e su cui gli alleati e sostenitori dell’Ucraina stanno discutendo su qualità e quantità di aiuti militari che saranno necessari all’Ucraina per sopravvivere resistendo, anche se ciò non potrà avvenire all’infinito.

Secondo lei che scenari si prospettano per il futuro? È in gioco la sopravvivenza politica di Putin e, ancor di più, della sua eredità politica. È dunque altamente improbabile che, salvo eventi eccezionali, la Russia decida di sospendere le operazioni militari. È vero che la Russia ha già ottenuto un notevole vantaggio: impoverire l’Ucraina, azzerarne le infrastrutture, rendere di fatto il Mare d’Azov un mare nostrum russo attraverso la continuità territoriale dal Dondass alla Crimea passando per Mariupol.

Molto dipende dunque dal ruolo che intendono giocare i partner occidentali di Kiev, in particolare gli Stati Uniti. Al momento l’obiettivo primario di Washington sembra essere quello di indebolire sul lungo periodo la Russia, e le sanzioni economiche vanno in questa direzione e certo non vanno a incidere sulle dinamiche militari. E, in particolare, gli aiuti militari, sono si consistenti, ma adeguati a una buona difesa, ma non a un’azione controffensiva risolutiva, tutt’al più ad azioni di contrattacco, anche di rilievo, ma non decisive.

Sarà una lunga guerra? Sulla carta (perlomeno) quali vie d’uscita ci sono?

La soluzione della guerra russo-ucraina sarà determinata dai risultati sul campo di battaglia, a cui gli accordi negoziali, qualcuno li chiamerà accordi di pace, saranno subordinati. Nessuna trattativa sarà conclusa finchè la Russia non avrà raggiunto l’obiettivo minimale, nella migliore delle ipotesi il consolidamento delle posizioni attuali, o quello massimalista: il congiungimento dei territori costieri dalla Crimea alla Transnistria, di fatto trasformando l’Ucraina in un’enclave terrestre senza sbocco sul mare. Le prospettive, dunque, sono quelle di una guerra a media intensità che potrebbe durare mesi o addirittura anni.




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