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Pressioni migratorie dall’Africa nel lungo periodo: un aumento progressivo

di Claudio Bertolotti

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La migrazione, regolare e irregolare, dai paesi subsahariani al Maghreb è un fenomeno storico che si è evoluto nel tempo.  La migrazione irregolare è aggravata da conflitti armati, povertà e cambiamento climatico e le prospettive di cambiare questa dinamica nel prossimo futuro non sono molto ottimistiche. Inoltre, nel 2048 l’Africa avrà una popolazione più giovane e forte dell’Europa: questo significa che in trent’anni il continente africano avrà una popolazione in età lavorativa di molto superiore a quella europea.

La “sfida migratoria” del secolo

La “sfida migratoria” del secolo si manifesta nei numeri di un fenomeno strutturale di lungo periodo basato sull’aumento costante della popolazione mondiale che, secondo le previsioni, nel periodo 2021-2100 passerà dagli attuali 7 miliardi di individui ad oltre 10 miliardi.

Tra le conseguenze di tale evoluzione in termini quantitativi si impone l’andamento dei flussi migratori che ad oggi è di 4,4 milioni di migranti/anno, per un totale di circa 250 milioni di migranti; un aumento che, come dimostrato dai trend più recenti, ci consegna la fotografia di un fenomeno caratterizzato da un incremento pressoché costante di migranti pari al 2% per anno.

Come evidenziato da un recente studio dell’ISPI (Villa, et. al., 2018), dal 1990 al 2018 la popolazione dell’area africana subsahariana è raddoppiata, passando da 500 milioni di persone a 1 miliardo – di cui il 60% è rappresentata da giovani di età compresa tra zero e 24 anni – e i migranti internazionali provenienti dall’area sono aumentati del 67%: da 15 a 25 milioni. Ciò significa che l’aumento dei migranti dall’Africa subsahariana segue l’andamento demografico dei paesi di origine; se nel 1990 la popolazione emigrante dell’area subsahariana era il 3% del totale, il dato attuale si attesta al 2,5%: una flessione nel complesso non significativa.

Dati significativi, quelli riportati, relativi a una parte dei flussi migratori africani, sia interni che esterni, a cui contribuisce, come fattore di limitazione e contenimento, il ruolo delle barriere naturali.

L’Africa sub-sahariana a est e ad ovest non ha sbocchi poiché chiusa tra i due oceani, e dunque guarda al nord come alternativa. Un alternativa che ha però limiti oggettivi rappresentati dal deserto del Sahara e dal Mare Mediterraneo che di fatto limitano quei flussi migratori che altrimenti sarebbero incontenibili.

Problema futuro: crescita dell’Africa e decrescita dell’Europa

I Paesi del continente europeo e di quello africano costituiscono due macro realtà che hanno caratteristiche divergenti e problematicità reciproche.

Se in entrambi i continenti vi è un sostanziale equilibrio di genere, con un rapporto bilanciato tra uomini e donne, si impone però un forte disequilibrio sull’età delle due popolazioni di riferimento: quella europea è una popolazione che sta progressivamente invecchiando, mentre quella africana è composta da una crescente fascia generazionale giovane. Questo è il risultato di un differente rapporto tra tasso di fecondità e tasso di mortalità. Il primo, il tasso di fecondità è l’elemento determinante: è basso in Europa (1,69 figli per donna) mentre è alto in Africa, quasi il doppio (4,4 figli per donna), con una crescita nella sola Nigeria di 8milioni/anno; il tasso di “stabilità” è pari a 2. Nel 2050 una persona su quattro nascerà in Africa. Si evince da questo dato come la popolazione giovane in Europa si stia progressivamente riducendo a fronte di un aumento di quella anziana.

Parallelamente influisce sullo sbilanciamento generazionale anche il tasso di mortalità infantile (sotto i 5 anni), ossia il rapporto tra il numero delle morti durante un periodo di tempo e la quantità della popolazione media dello stesso periodo; il tasso di mortalità è alto in Africa (75 su 1000) e molto basso in Europa (5 su 1000).

Un quadro più generale ci mostra una situazione in cui metà della popolazione africana ha meno di 15 anni ed è valutato che nel 2048 l’Africa avrà una popolazione più giovane e forte dell’Europa, il che significa che in trent’anni il continente africano avrà una popolazione in età lavorativa significativamente superiore a quella europea.

Foto: Samuel Aboh

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