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#ReaCT2020 – ll terrorismo 2.0: tra droni e nuove tecnologie (G. Fontana)

di Ginevra Fontana

Evoluzione tecnologica e terrorismo: la sfida del futuro

La prevenzione della minaccia terroristica prevede una componente quasi assimilabile alla preveggenza, mirata ad anticipare le mosse attuabili in futuro dall’attore terroristico, prendendo in considerazione l’andamento di diversi trend e operando al fine di chiudere una strada prima ancora che essa diventi realmente percorribile. Questo prevede una certa estensione di competenze e un’intersezione di ambiti che coinvolgano attori diversi e diversificati (quali, tra gli altri, decisori politici, intelligence, ricercatori accademici, forze armate e dell’ordine) in un’ottica di sinergia mirata.
Un sotto-ambito di studio si concentra sull’impiego delle nuove tecnologie civili a fini terroristici. L’accesso a componenti tecnologiche sofisticate a prezzi abbordabili gioca a favore degli attori malintenzionati, i quali possono sfruttare le potenzialità ‘benevole’ in maniera ‘malevola’.
Esistono molteplici aspetti dello stesso problema, già materializzatisi in decine di casi in tutto il mondo. I droni, per esempio, segnalano un aumento nell’utilizzo malevolo dal 2018: utilizzati per recapitare sigarette, cellulari e droga all’interno delle carceri in diverse occasioni, oppure ai fini di voyeurismo, o per attentati terroristici — motivazioni che, sommate al rischio per la sicurezza degli aerei in atterraggio e decollo, causa la sospensione del traffico aereo qualora un drone venga avvistato nei pressi delle piste degli aeroporti. La possibilità che altre tipologie di questi sistemi vengano anch’esse sfruttate a fini terroristici sono facilmente deducibili. Si potrebbero utilizzare piccoli motoscafi giocattolo telecomandati per consegne a breve raggio di materiale illegale? Potrebbe essere un sistema già utilizzato ma non ancora rilevato? La crittografia end-to-end, per quanto garanzia di privacy, non è anche fautrice di segretezza per i terroristi, che possono dunque usufruire di piattaforme attraverso le quali organizzarsi? È risaputo che su Telegram esistano gruppi e canali, tra gli altri, direttamente operati da affiliati di ISIS. Sistemi di sicurezza degli apparati elettronici personali tendono a garantire una salvaguardia delle informazioni sensibili, ma possono anche intralciare le indagini delle autorità – come è stato il caso dell’iPhone dell’attentatore di San Bernardino, che ha dato vita alla disputa tra l’FBI e l’azienda americana Apple per la decodificazione del sistema criptato.
Prevenzione significa anche questo: qualsiasi passo in avanti nella tecnologia è anche un passo avanti nelle possibilità di uso da parte di attori malevoli. Tornare al Medioevo non è una soluzione possibile; ma monitorare gli andamenti, aumentando la cooperazione e lo scambio di informazioni tra i vari attori addetti ai lavori, sarebbe certamente un metodo auspicabile per evitare sprechi e ridondanze di ricerca, al contempo creando regolamentazioni e legislazioni ad hoc man mano che le possibili future evoluzioni vengono identificate.

Intelligenza artificiale e robot: attuale fantascienza

Nel parlato corrente, si parla tendenzialmente di drone con riferimento ad un oggetto volante di piccole dimensioni, spesso dotato di un sistema di cattura immagine, pilotabile tramite telecomando o dispositivo mobile. La relativa regolamentazione di volo, purché esistente, trova difficoltà nell’implementazione. L’eccessiva proliferazione, data dalla ‘moda’ e dai prezzi convenienti poiché prevalentemente di matrice cinese, sommata alle loro caratteristiche, spiega perché sfuggano facilmente al controllo degli organi preposti.
Per la precisione, in Inglese e nel linguaggio militare, drone è un termine applicabile a veicoli non solo volanti, ma anche marittimi, terrestri e sotterranei, comandati da remoto o per mezzo di computer di bordo. Finora, la maggioranza dei sistemi in uso è in sintesi definibile come un “robot comandato a distanza” – anche se diversi possono eseguire comandi predefiniti in maniera autonoma, ed esistono innumerevoli studi per giungere ad applicare loro in maniera sistematica l’intelligenza artificiale (AI).
Un futuro in cui questi sistemi siano parte integrante del quotidiano è già dietro l’angolo: la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa ha sperimentato un sistema per il trasporto di sangue ed organi con un drone volante; alcune aziende di food delivery puntano a utilizzare droni terrestri per sostituire i fattorini; una nota azienda di vendite online aveva dichiarato di stare considerando l’uso di droni volanti per le consegne; la Repubblica di Vanuatu nel 2018 ha utilizzato droni volanti per consegnare vaccini sulle isole più remote. Anche i prototipi di macchine a guida autonoma si potrebbero considerare dei droni, poiché gli esseri umani a bordo non operano un controllo del veicolo; e, seguendo questo ragionamento, anche la macchinina radiocomandata di un bambino ricade nella categoria.
Le potenzialità di queste tecnologie sono dunque incredibili, soprattutto in ottica di miglioramento della qualità della vita umana, ma anche i potenziali malevoli sono estremamente interessanti per i malintenzionati. Si pensi all’introduzione di automobili senza conducente sulle strade. Potenzialmente, esse potrebbero essere usate come auto-bomba – e, diversamente da situazioni in cui un conducente è presente a bordo, come si potrebbe notare un comportamento sospetto in un robot perfettamente programmato che avanza nel traffico cittadino, rispetta il codice della strada, non mostra alcun segno di stress, nervosismo o eventuale altro comportamento sospetto o causante preallarme? Come si potrebbe non solo fermare, ma ancora prima identificare una tale minaccia? Sarebbe necessario pattugliare i cieli con droni dotati di sensori in grado di rilevare la presenza di esplosivo? Installare scanner fissi sulle strade? Dove lasceremmo la privacy?

Scarica #ReaCT2020 il 1° Rapporto sul radicalismo e il terrorismo in Europa




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