Ucraina: carri armati e comunicazione. Il commento di C. Bertolotti a Rainews 24 (27.01.2023)
“Le forze russe hanno continuato gli attacchi di terra intorno a Bakhmut, alla periferia occidentale della città di Donetsk, e nella zona di Vuhledar. Attacchi che secondo lo Stato maggiore della Difesa ucraino sarebbero stati respinti dall’esercito di Kiev. Intensi i bombardamenti lungo la linea del fronte e nel retrofronte ucraino da parte dell’artiglieria russa.
Secondo l’Institute for the Study of War (ISW), “le forze ucraine hanno rilanciato le operazioni di controffensiva vicino a Kreminna.” I ritardi nella fornitura all’Ucraina di sistemi d’arma occidentali a lungo raggio, sistemi avanzati di difesa aerea e carri armati hanno limitato la capacità dell’Ucraina di sfruttare le opportunità per la condotta di operazioni controffensive più ampie sfruttando i limiti e le difficoltà nella condotta delle operazioni militari della Russia.
Guardando a un orizzonte temporale di breve termine, è logico ritenere che le forze russe si stiano preparando per uno sforzo offensivo nella primavera o, al più tardi, all’inizio dell’estate di quest’anno, così da porre termine a un conflitto durato molto più delle previsioni iniziali e per dare un risultato soddisfacente in previsione delle elezioni presidenziali del 2024.
A fronte degli sviluppi sul campo di battaglia, anche sul “fronte” della comunicazione si intensifica l’attivismo delle due parti in guerra. Da un lato il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky e la sua partecipazione a eventi “pop” e ad ampia diffusione come il Festival di Sanremo: tra contestazioni e sostegno riesce a far parlare della guerra in Ucraina, centrando così l’obiettivo di arrivare alle opinioni pubbliche dei Paesi che sostengono Kiev nella difesa dall’invasione illegale della Russia. Dall’altro lato, il Presidente russo Vladimir Putin, che minaccia ampie e gravi rappresaglie in risposta all’invio di mezzi corazzati in supporto all’Ucraina da parte dei Paesi europei e degli Stati Uniti: un messaggio “forte” rivolto prevalentemente all’opinione pubblica interna. Entrambe le azioni hanno in comune una strategia comunicativa e propagandistica aggressiva ed efficace: un chiaro e consolidato strumento della guerra.
Sicurezza energetica. La rinnovata centralità del Mediterraneo: il libro di C. Bertolotti
Acqua ed energia (rinnovabile) per la sicurezza nazionale e la cooperazione regionale
Il nuovo libro di Claudio Bertolotti, Direttore di START InSight, “Sicurezza energetica. La rinnovata centralità del Mediterraneo: Acqua ed energia (rinnovabile) per la sicurezza nazionale e la cooperazione regionale” (ed. STARTInSight, 2023, 161 pp., Euro/CHF 14,00) è stato pubblicato per i tipi della Collana “InSight”, disponibile su Amazon.it o richiedendolo all’editore (info@startinsight.eu).
La storia ci ricorda che quando cambia la fonte di potere dominante, cambiano anche i rapporti di forza che dominano la politica internazionale.
Il “sistema Mediterraneo” è attualmente sottoposto a un forte stress, politico, sociale, economico, commerciale ed energetico. Deve affrontare la crisi economica e il problema della dipendenza energetica, le difficoltà di approvvigionamento di materie prime e di semiconduttori, l’accesso sempre più critico alle risorse idriche e alimentari, la sicurezza delle vie di comunicazione e la protezione delle infrastrutture critiche sottomarine.
Non v’è dubbio alcuno che l’accesso all’acqua, alle risorse alimentari e all’energia, associato alle conseguenze del cambiamento climatico e alle relazioni e agli equilibri internazionali, è e sarà sempre più l’elemento in grado di condizionare il livello di stabilità o instabilità dell’intera area del mediterraneo allargato. Questo intreccio di ambizioni e legittime aspettative, a cui si aggiungono i fattori dinamizzanti delle relazioni internazionali, che spesso appaiono inconciliabili tra loro, è la sfida che la nostra generazione ha di fronte e deve affrontare.
Acqua ed energia sono i due elementi chiave che determineranno, e che già ora determinano, l’insorgere di instabilità, emergenze e sfide sempre più pressanti e urgenti.
Lo sappiamo, ma non dovremo mai stancarci di ricordarlo in ogni occasione, che tutti i Paesi dell’area mediterranea sono minacciati dalla scarsità d’acqua e si trovano ad affrontare, da un lato, l’aumento della domanda di risorse idriche e la concorrenza tra i diversi utenti: condizioni che costringono i governi a cercare alternative diverse dalla costruzione di nuove dighe e infrastrutture per i trasferimenti energetici interregionali. Dall’altro lato, gli Stati devono affrontare una situazione che sta peggiorando sotto l’effetto del cambiamento climatico e della cattiva gestione delle risorse idriche.
Relativamente
al contesto energetico, l’area mediterranea è caratterizzata da un notevole aumento
delle importazioni di energia convenzionale: l’80% dei Paesi del Mediterraneo
occidentale sono grandi importatori di energia fossile. Una situazione che
richiede soluzioni alternative per soddisfare l’aumento del fabbisogno
energetico ed evitare la produzione eccessiva di gas serra, con uno sguardo
rivolto verso l’alternativa delle energie rinnovabili.
In
particolare, con riferimento all’approvvigionamento e alla produzione di
energia, esistono approcci contrastanti sulle modalità di accesso e
sfruttamento delle energie rinnovabili. Da un lato quello razionale e
pragmatico che si fonda sulla sostenibilità e tiene conto delle effettive
esigenze collettive, capacità, tempi e difficoltà (tecnologiche e strutturali);
dall’altro c’è l’approccio pericoloso dell’ambientalismo ideologico, basato
sulla convinzione controproducente e insostenibile dell’abbandono delle
tecnologie e delle risorse energetiche attuali senza progressività e su una
base puramente temporale. Quest’ultimo, certamente minoritario e marginale
all’interno dell’ampio panorama dell’opinione pubblica, è però in grado di
ottenere un’amplificazione massmediatica delle proprie istanze, complice
l’assenza di una strategia comunicativa di contro-narrazione istituzionale
efficace.
Governi
e decisori politici saranno pertanto chiamate ad attuare politiche realistiche,
economicamente e ambientalmente sostenibili. In questo contesto, anche lo
sviluppo e l’utilizzo dell’energia nucleare, terza fonte energetica mondiale e
principale fonte di energia non inquinante, gioca un ruolo decisivo in termini
di contenimento dell’inquinamento globale il cui contributo, unitamente e in
maniera coordinata e bilanciata a quello delle fonti energetiche sostenibili,
richiede importanti investimenti e una chiara visione di lungo periodo.
Il tema del volume “Sicurezza energetica. La rinnovata centralità del Mediterraneo. Acqua ed energia (rinnovabile) per la sicurezza nazionale e la cooperazione regionale” parte dalle riflessioni e dalle valutazioni della ricerca[ sviluppata nel 2022 in seno alla “5+5 Defense Initiative” dal gruppo internazionale di ricercatori designati dai Paesi aderenti all’iniziativa. Il tema affrontato è strategico e di estrema attualità data la crescita nel consumo di acqua e di energie rinnovabili che le rende un importante argomento politico ed economico e al contempo oggetto primario nelle relazioni internazionali e negli equilibri di potere, interno ed esterno, alle nazioni.
«Acqua
pulita e accessibile per tutti» è l’obiettivo numero 6 nella lista degli
obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable
Development Goals, Sdg) adottati dalle Nazioni Unite nel 2015. Di vitale
importanza per la vita umana, i Paesi del Mediterraneo occidentale, le loro
popolazioni, agricoltori, allevatori e industriali, attribuiscono un’importanza
vitale all’acqua.
Per
quanto riguarda le energie rinnovabili (solare, eolica, idraulica, geotermica),
il cui potenziale è considerato inesauribile, sono però prodotte con costi
ancora elevati, e spesso non sostenibili su larga scala e con le infrastrutture
esistenti. In tale quadro, caratterizzato da una grande incertezza in cui le
opportunità politiche e le istanze di una parte della società civile svolgono
un ruolo non sempre favorevole e costruttivo, si registra un’accelerazione da
parte dei Paesi maggiormente industrializzati dell’Unione europea verso una
“transizione energetica” che, sotto molti aspetti, tende a imporsi come una
riduzione forzata e irrazionale dell’utilizzo di fonti energetiche fossili, con
danni potenzialmente gravi e irreversibili per le economie nazionali e per gli
equilibri economici, sociali e politici.
Ciò
nonostante, va però riconosciuto che un approccio responsabile che guardi ad un
affrancamento progressivo dalle fonti fossili e combustibili, dunque una
“transizione energetica” sostenibile, progressiva e che tenga conto delle
capacità tecnologiche, dell’impatto economico-sociale e delle attuali fonti
energetiche primarie, se da un lato presenta criticità evidenti, dall’altro
lato apre alla possibilità di quella auspicata e necessaria autonomia
energetica strategica, essenziale tanto ai singoli Paesi quanto e ancor di più,
al «sistema europeo». Una scelta strategica, quella che l’Unione europea ha
definito, essenziale per imporsi come modello di sviluppo di riferimento in
un’epoca storica caratterizzata dagli effetti del cambiamento climatico e dalle
crescenti difficoltà di accesso e disponibilità di combustibili fossili. Ciò
potrà trovare realizzazione solo attraverso la consapevolezza della primazia di
un fattore ineludibile e condizionante: la crescita e lo sviluppo della
popolazione sono le variabili indipendenti che determinano un aumento del
consumo di risorse energetiche e idriche e mai il contrario. Dunque la capacità
di approvvigionamento e di produzione energetica dovrà tener conto di un
aumento progressivo della domanda di energia, coerentemente con l’andamento
demografico ed economico, così come dello sviluppo tecnologico dei Paesi che
ridefiniranno le loro strategie nazionali di sicurezza energetica in questa
direzione.
Ed
è in questo preciso scenario teorico che va ad inserirsi la guerra
russo-ucraina iniziata nel febbraio 2022, quale dimostrazione pratica della
mutabilità delle relazioni internazionali, dei rapporti tra alleati e competitor, così come
dell’imprevedibilità di eventi naturali o umani in grado di negare, in tutto o
in parte, l’accesso alle risorse energetiche e di condizionare in maniera
sfavorevole i prezzi delle fonti energetiche, con dirette ripercussioni sul
piano sociale, politico ed economico. E proprio la guerra russo-ucraina, ha
riportato l’attenzione dei governi sui rischi di interruzione delle forniture
che comportano, per definizione, quel costo strategico che va opportunamente
calcolato: esercizio non semplice, che non può essere ridotto al semplice
computo di investimenti e relativi rendimenti, ma comprende anche valutazioni
sulle diverse opzioni strategiche limitando, in primis, i rischi legati alla fortissima dipendenza da
idrocarburi e, in secondo luogo, imponendo l’esigenza di una diversificazione
del mix energetico a prezzi accessibili e di un potenziamento dell’influenza
dal lato dell’offerta, in particolare attraverso la realizzazione dei gasdotti,
a cui devono associarsi il principio della solidarietà tra Stati amici (in
particolare tra Stati membri dell’Unione europea).
In
sintesi, l’obiettivo a cui si guarda è quello di creare un mix energetico
sostenibile, efficiente e diversificato, cioè che sia sostenibile dal punto di
vista ambientale ed economico, che utilizzi le risorse in modo efficiente e che
sia basato su diverse fonti di energia, in modo da ridurre la dipendenza da una
sola fonte. Inoltre, è importante adottare un approccio integrato per
affrontare le sfide e le opportunità legate ai cambiamenti climatici, cioè un
approccio che consideri i diversi aspetti e le connessioni tra loro.
Sul piano politico-strategico, assume particolare rilevanza lo sviluppo di un “sistema mediterraneo dell’energia”, ovvero un sistema che colleghi in modo sicuro e a più vie le due sponde del Mediterraneo. Ciò potrebbe includere il potenziamento delle infrastrutture esistenti, come gasdotti e condotti sottomarini, e la costruzione di nuove infrastrutture, come impianti di trasformazione e stoccaggio dell’energia. L’obiettivo è quello di aumentare la sicurezza e la diversificazione delle fonti di energia per l’Europa, oltre che di sfruttare le opportunità economiche offerte dalla cooperazione energetica con i paesi della sponda Sud del Mediterraneo, con l’obiettivo primario di governare le dinamiche delle relazioni internazionali, senza esserne sopraffatti a causa di una mancata o inadeguata strategia di sicurezza nazionale.
Sicurezza energetica e accesso all’acqua: la sicurezza del Mediterraneo secondo la “5+5”
La storia ci ricorda che quando cambia la fonte di potere dominante, cambiano anche i rapporti di forza che dominano la politica internazionale.
Coerentemente con questo principio e nell’ottica di cooperare per la sicurezza e la stabilità del Mediterraneo, i Ministri della Difesa aderenti alla “5+5 Defense initiative” (Italia, Francia, Spagna, Malta, Portogallo, Mauritania, Marocco, Libia, Algeria, Tunisia) in occasione della riunione ministeriale tenuta a Rabat (Marocco) lo scorso 16 dicembre, hanno discusso e approvato il documento di ricerca, e gli indirizzi di policy in esso contenuti, dal titolo: “Risorse idriche e energia rinnovabile come strategia per la stabilità futura nello spazio 5+5“. Il documento, a cui ha contribuito il ricercatore senior e rappresentante unico per l’Italia Claudio Bertolotti, direttore di START InSight, è stato illustrato al Sottosegretario di Stato alla Difesa Matteo Perego di Cremnago.
Non c’è dubbio che il “sistema Mediterraneo” sia attualmente sottoposto a un forte stress. Deve affrontare la crisi economica e il problema della dipendenza energetica, le difficoltà di approvvigionamento di materie prime e di semiconduttori, l’accesso sempre più critico alle risorse idriche e alimentari, la sicurezza delle vie di comunicazione e la protezione delle infrastrutture critiche sottomarine.
Così come non c’è dubbio che l’accesso all’acqua, alle risorse alimentari e all’energia, associato alle conseguenze del cambiamento climatico e alle relazioni e agli equilibri internazionali, sono e saranno sempre più gli elementi in grado di determinare il livello di stabilità o instabilità dell’area mediterranea.
Questo intreccio di ambizioni, aspettative legittime, a cui si aggiungono i fattori della geopolitica, spesso appaiono inconciliabili tra loro, ma sono queste le sfide che la nostra generazione ha di fronte e deve risolvere.
Lo sappiamo, ma non dovremo mai stancarci di ricordarlo in ogni occasione, che tutti i paesi dell’area mediterranea sono minacciati dalla scarsità d’acqua e si trovano ad affrontare, da un lato, l’aumento della domanda di acqua e la concorrenza tra i diversi utenti: condizioni che costringono i governi a cercare alternative diverse dalla costruzione di nuove dighe e infrastrutture per i trasferimenti interregionali. Dall’altro lato, gli stati devono affrontare una situazione che sta peggiorando sotto l’effetto del cambiamento climatico e della cattiva gestione delle risorse idriche.
Relativamente al contesto energetico, lo spazio mediterraneo è caratterizzato da un notevole aumento delle importazioni di energia convenzionale, l’80% dei paesi appartenenti all’area del Mediterraneo occidentale, sono grandi importatori di energia fossile. Una situazione che richiede soluzioni alternative per soddisfare l’aumento del fabbisogno energetico ed evitare la produzione di gas serra.
In particolare, con riferimento all’approvvigionamento e alla produzione di energia, esistono approcci contrastanti sugli aspetti di accesso e sfruttamento delle energie rinnovabili. Da un lato quello razionale e pragmatico che si fonda sulla sostenibilità e tiene conto delle effettive esigenze collettive, capacità, tempi e difficoltà (tecnologiche e strutturali); dall’altro c’è l’approccio pericoloso dell’ambientalismo ideologico, basato sulla convinzione controproducente e insostenibile dell’abbandono delle tecnologie e delle risorse energetiche attuali senza progressività e su una base puramente temporale.
Governi e decisori politici dovranno attuare politiche realistiche che devono essere economicamente e ambientalmente sostenibili. In questo contesto, lo sviluppo e l’utilizzo dell’energia nucleare, terza fonte energetica mondiale e principale fonte di energia non inquinante, gioca un ruolo decisivo in termini di contenimento dell’inquinamento globale.
I contenuti del documento di ricerca 2022 della “5+5 defense initiative”
Il tema di
ricerca 2022 “Water Resources and Renewable Energy as a Strategy for Future Stability
in the 5+5 Space” è strategico e di estrema attualità dato che
l’acqua e le energie rinnovabili sono sempre più consumate, di fatto
rappresentando una questione politica ed economica di primaria importanza.
“Acqua
pulita e accessibile per tutti” è l’obiettivo numero 6 nell’elenco degli
obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) adottati dalle Nazioni Unite nel 2015.
Di vitale importanza per la vita umana, e coerentemente con il principio
enunciato dalle nazioni Unite, i dieci paesi dello spazio 5+5, le loro
popolazioni, gli agricoltori, allevatori e industriali, attribuiscono grande
importanza all’acqua.
Per quanto
riguarda le energie rinnovabili (solare, eolica, idraulica, geotermica) che
sono inesauribili e sostenibili ma che richiedono ancora elevati costi di
produzione, il loro interesse sta diventando sempre più rilevante in
conseguenza dei cambiamenti climatici e della scarsità di combustibili fossili.
Oggi il mondo
si trova di fronte a un importante punto di svolta della sua storia poichè la
crescita demografica e lo sviluppo industriale stanno imponendo un elevato e
crescente consumo di risorse energetiche e idriche.
Risorse idriche. I Paesi
dell’area 5+5 dispongono di notevoli risorse idriche, ma il 90% della
disponibilità è locata nei Paesi settentrionali dell’area; al contrario, Aleria,
Marocco e Tunisia sono in situazione di penuria. Alcuni paesi come Malta e la
Libia sono caratterizzate da un consumo superiore alla capacità delle loro
risorse rinnovabili e sono tra i 10 paesi con meno risorse idriche al mondo.
Fabbisogno energetico. Il contesto
energetico dell’area 5+5 è caratterizzato da un notevole aumento dell’importazione
di energia convenzionale; l’80% dei suoi paesi sono grandi importatori. Si
tratta di una situazione che impone la ricerca di soluzioni alternative per
soddisfare l’aumento del fabbisogno energetico e allo stesso tempo evitare un
aumento della produzione di gas serra. È quindi essenziale promuovere lo
sviluppo e l’utilizzo di energie rinnovabili. In particolare, l’abbondanza di
risorse energetiche solari ed eoliche è un fattore che accomuna i paesi della
sponda sud dell’area 5+5.
Idroneno verde (Green hydrogene): L’idrogeno
verde, prodotto dall’elettrolisi dell’acqua alimentata da fonti energetiche
rinnovabili, può essere utilizzato per contribuire alla decarbonizzazione dei settori
e delle aree produttive più difficili da elettrificare.
Energia nucleare. Lo sviluppo
del nucleare ha contribuito alla riduzione degli effetti negativi del
cambiamento climatico sui paesi industrializzati. Nel 2018, l’energia nucleare
ha contribuito per il 10,1% alla produzione mondiale di elettricità,
imponendosi quindi come terza più grande fonte di produzione di elettricità al
mondo.
Quali gli
aspetti di rilievo evidenziati dalla ricerca?
1. Risorse
idriche, criticità dell’area “5+5”:
a) Almeno 3 paesi (Algeria,
Marocco, Tunisia) si trovano in una situazione critica (≤ 1.000 m3/hbt/anno),
b) sfruttamento eccessivo delle
acque sotterranee (fossili), perdite nelle reti e sprechi,
c) inquinamento delle risorse e
impatto del cambiamento climatico,
d) carenze in alcuni quadri
giuridici e scarso sviluppo delle capacità.
2. Risorse idriche, punti di forza dell’area
“5+5”:
a) Ricchezza di risorse naturali,
b) Diversi partenariati a livello di istituzioni internazionali,
c) Reale volontà dei governi di attuare il diritto all’acqua e il suo
accesso per tutti,
d) Grande potenziale in termini di energia sostenibile.
3. Energie rinnovabili, criticità dai Paesi dell’area “5+5”:
a) Mancanza di incentivi nei quadri legislativi esistenti,
b) Debolezza dei programmi di capacity building,
c) Mancanza di integrazione regionale dei mercati dell’energia e delle
reti elettriche,
d) Affidamento a materiali e minerali rari per la produzione di
tecnologie a basse emissioni di carbonio.
4. Il potenziale dei paesi membri nelle energie
rinnovabili
a) Importanti capacità umane e materiali per investimenti nel settore delle
energie rinnovabili,
b) Disponibilità di importanti risorse rinnovabili,
c) Il continuo sostegno dello Stato al nuovo settore energetico,
d) Il riconoscimento dell’accesso alle fonti energetiche come «priorità
di sviluppo nazionale».
Alcune
raccomandazioni condivise dai ricercatori con i Ministri della Difesa
dell’iniziativa “5+5”
I limiti nella parte meridionale dell’area 5+5 possono essere superati attraverso
l’elaborazione di una strategia nazionale organica specifica per lo sviluppo
delle energie rinnovabili, basata principalmente su:
Istituzione di
un quadro giuridico e normativo attraente per gli investitori privati;
Creazione di un
quadro istituzionale che copra i diversi aspetti del settore;
Capacity
building nella ricerca scientifica e nelle tecniche innovative nei settori
delle Energie Rinnovabili e dell’Idrogeno;
Elaborazione di
un quadro finanziario e di incentivi;
Istituzione di
una piattaforma di assistenza tecnica comprendente:
sensibilizzazione e formazione dei consumatori;
filiera e servizi di gestione e manutenzione di impianti solari ed
eolici; e
standard per i fornitori di apparecchiature e servizi (tecnici e
distributori di prodotti di energia rinnovabile) al fine dell’efficientamento
del sistema in termini di costo-efficacia;
Istituzione di
un programma di trasporto e distribuzione dell’energia elettrica che promuova
il commercio e l’interconnessione dell’energia per migliorare l’integrazione
regionale;
dipendenza
dell’accesso all’energia da processi produttivi redditizi che contribuiscano
alla creazione di posti di lavoro e alla riduzione della povertà;
🔴20 fa la guerra in Iraq ⬇ @cbertolotti1👉 "una delle guerre più controverse e disastrose degli ultimi decenni; una guerra in cui gli effetti negativi hanno superato di gran lunga qualsiasi possibile risultato positivo" | Start Insight startinsight.eu/ventanni-fa-l…
"Accuse al Cremlino di mandare i suoi mercenari a morire a Bakhmut." ➡ @cbertolotti1 "A Putin non conviene indebolirlo, ne va dell'influenza russa." huffingtonpost.it/esteri/2023…
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