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Proxy War: il ruolo di Teheran nello scacchiere mediorientale

Proxy War: il ruolo di Teheran nello scacchiere mediorientale

Attualmente, chiunque osservi il coinvolgimento dell’Iran nel Medio Oriente non può ignorare le complesse dinamiche in atto. Nel corso degli anni, Teheran ha sostenuto diversi gruppi regionali, influenzando gli sviluppi nel teatro mediorientale senza farsi coinvolgere direttamente in operazioni militari. Con astuzia, l’Iran ha tessuto una rete intricata di proxies in vari paesi, utilizzandoli come strumenti per perseguire i propri interessi strategici a medio e lungo termine.

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La strategia di Hamas nella nuova dimensione “sotterranea” della guerra. Il commento di C. Bertolotti a SKY TG 24

La strategia di Hamas nella nuova dimensione “sotterranea” della guerra. Il commento di C. Bertolotti a SKY TG 24

La minaccia principale che i soldati israeliani dovranno affrontare nella fase condotta dell’operazione di bonifica della Striscia di Gaza e, in particolare, dell’area urbana di gaza city, è quella proveniente dalla dimensione sotterranea, strategicamente sfruttata dal gruppo terrorista di Hamas per muovere, vivere e combattere sul campo di battaglia che si sta delineando.

Medioriente: attacco mirato statunitense in Siria contro obiettivi iraniani.

Medioriente: attacco mirato statunitense in Siria contro obiettivi iraniani.

Il presidente Joe Biden ha ordinato attacchi alle due strutture utilizzate dal Corpo delle Guardie Rivoluzionarie iraniane e dai gruppi di milizie da queste sostenuti, avvertendo che gli Stati Uniti sono pronti ad adottare ulteriori misure se gli attacchi da parte dei proxy dell’Iran dovessero continuare. Un chiaro segnale di posizionamento statunitense in funziona di deterrenza all’ipotesi di escalation orizzontale del conflitto in Medioriente.

Israele: la risposta e lo scenario di guerra

Israele: la risposta e lo scenario di guerra

Nelle intenzioni di Hamas, è l’escalation di violenza il risultato fortemente voluto e ricercato dal gruppo terrorista palestinese. E questo perché è l’unica opzione per far rivoltare le opinioni pubbliche dei paesi arabi nei confronti delle rispettive leadership di governo

Riformare l’Intelligence Italiana: Elementi di analisi teorici e storici.

Riformare l’Intelligence Italiana: Elementi di analisi teorici e storici.

Questo articolo delinea un’ipotesi di riforma dell’intelligence italiana basata su recenti dibattiti teorici, nonché sulla storia del sistema informativo della Repubblica. Dopo aver illustrato le principali difficoltà a cui i servizi d’informazione occidentali si trovano a far fronte, discute alcuni costrutti teorici emersi negli ultimi anni per guidare riforme dei sistemi d’intelligence ed analizza brevemente alcuni episodi rilevanti tratti dalla storia dell’apparato informativo italiano nel periodo repubblicano. L’articolo conclude infine con alcune indicazioni su come procedere a riformare il sistema.

#ReaCT2023, n. 4: Pubblicato il rapporto annuale sui radicalismi e i terrorismi in Europa

#ReaCT2023, n. 4: Pubblicato il rapporto annuale sui radicalismi e i terrorismi in Europa

Come Direttore dell’Osservatorio sul Radicalismo e il Contrasto al Terrorismo in Europa (ReaCT), sono lieto di presentare il 4° rapporto annuale sul terrorismo e il radicalismo in Europa, #ReaCT2023 (vai all’indice e scarica il volume), che intende fornire un’analisi quanto più completa dell’evoluzione della minaccia del terrorismo nel nostro continente.

Offensiva russa in Ucraina? I limiti dell’Occidente che la Russia sfrutterà

Offensiva russa in Ucraina? I limiti dell’Occidente che la Russia sfrutterà

[…] quattro fattori mettono in evidenza la principale criticità dell’intero meccanismo di sostegno all’Ucraina: la divergenza tra limitata volontà/capacità occidentale, propensa a un accordo negoziale in cui Kiev dovrebbe rinunciare a parte della propria sovranità territoriale, e la determinata volontà e significativa capacità russa di sostenere una guerra a media intensità sul lungo periodo per annettere (non importa in quanto tempo) l’intero territorio ucraino.

Ucraina: dopo i carri armati anche i missili a lungo raggio?

Ucraina: dopo i carri armati anche i missili a lungo raggio?

#Ucraina: nuova fase della guerra? Dopo l’apertura USA all’invio di carri armati MBT ora si paventa l’ipotesi di missili a lungo raggio. Si discuterà di quantità (e forse potrebbero far sorridere i limitati numeri iniziali promessi), ma non è una questione di numeri (che cresceranno nel tempo) bensì di decisione di fornire determinate tipologie di equipaggiamento che si erano inizialmente escluse. Progressivamente si asta politicamente accettando, e lo si sta facendo accettare ai contribuenti ed elettori, un maggiore coinvolgimento nel conflitto in corso. E’ un passo significativo che, se confermato, potrebbe portare a un sostegno convenzionale potenzialmente senza limiti, con l’obiettivo di indebolire una Russia sempre più invischiata in una guerra di logoramento e attrito la cui leadership cercherà, per ragioni di sopravvivenza politica, di risolvere con un’offensiva “risolutiva” nel breve periodo (settimane, mesi).

Ucraina: carri armati e comunicazione. Il commento di C. Bertolotti a Rainews 24 (27.01.2023)

Ucraina: carri armati e comunicazione. Il commento di C. Bertolotti a Rainews 24 (27.01.2023)

A fronte degli sviluppi sul campo di battaglia, anche sul “fronte” della comunicazione si intensifica l’attivismo delle due parti in guerra. Da un lato il Presidente ucraino
Volodymyr Zelensky e la sua partecipazione a eventi “pop” e ad ampia diffusione come il Festival di Sanremo: tra contestazioni e sostegno riesce a far parlare della guerra in Ucraina, centrando così l’obiettivo di arrivare alle opinioni pubbliche dei Paesi che sostengono Kiev nella difesa dall’invasione illegale della Russia. Dall’altro lato, il Presidente russo Vladimir Putin, che minaccia ampie e gravi rappresaglie in risposta all’invio di mezzi corazzati in supporto all’Ucraina da parte dei Paesi europei e degli Stati Uniti: un messaggio “forte” rivolto prevalentemente all’opinione pubblica interna. Entrambe le azioni hanno in comune una strategia comunicativa e propagandistica aggressiva ed efficace: un chiaro e consolidato strumento della guerra.

Ucciso Al-Zawahiri: cosa accadrà ad al-Qa’ida? Rispondono Bertolotti e Vidino (Adnkronos)

Ucciso Al-Zawahiri: cosa accadrà ad al-Qa’ida? Rispondono Bertolotti e Vidino (Adnkronos)

”Per al-Qaeda non cambia nulla” con l’uccisione del suo leader, l’ideologo egiziano Ayman al-Zawahiri, ”non è che la morte di un vecchio leader carismatico”. Perché ”oggi finisce la guerra al terrore, ma non finisce il terrore”, e a livello politico ”si chiude un’epoca storica, un capitolo importante già chiuso con il ritiro fallimentare dall’Afghanistan”. Per Bertolotti dell’Ispi è ”verosimile aspettarsi una reazione contro gli Usa”. Vidino vede tra i possibili successori l’egiziano Saif al-Adel o Abdal-Rahman al-Maghrebi, ma anche leader di gruppi in Africa dove il jihad si sta espandendo.

Terrorismo in Europa: minaccia lineare in evoluzione e partecipazione individuale

Terrorismo in Europa: minaccia lineare in evoluzione e partecipazione individuale

Anche quando fallimentare, un attacco terroristico ottiene un risultato altamente favorevole che consiste nell’imporre costi economici e sociali alla collettività e nel condizionarne i comportamenti nel tempo in relazione a misure di sicurezza o limitazioni ai fini della salvaguardia della collettività. La limitazione della libertà dei cittadini è un risultato misurabile che il terrorismo ottiene attraverso le proprie azioni: questo è il “blocco funzionale”, ottenuto dal terrorismo nell’82% dei casi: un risultato che conferma il vantaggioso rapporto costo-beneficio a favore del terrorismo.

Al via la nuova fase dell’offensiva russa (D+19)

Al via la nuova fase dell’offensiva russa (D+19)

Dopo le prime grandi operazioni manovrate, e le penetrazioni in profondità attuate nella prima settimana dell’offensiva russa, ora molti indicatori mostrano come si sia aperta una nuova fase di logoramento e attrito. Le forze attaccanti non hanno mantenuto l’iniziale “momentum” del loro ritmo operativo, ma è dubbio che, come dichiarato dal ministero della difesa ucraino, abbiano del tutto “perso l’iniziativa”, perché in quasi tutti i settori esse continuano invece le loro azioni, che si sviluppano in tutta una serie di “attacchi sistematici”, tipici delle operazioni offensive contro posizioni fortemente organizzate a difesa.

La Russia è una “fortezza digitale”: la strategia cibernetica di Mosca si chiama “RuNet”.

La Russia è una “fortezza digitale”: la strategia cibernetica di Mosca si chiama “RuNet”.

Il Cremlino ha da tempo sviluppato un’elevata capacità di controllo di Internet all’interno dei propri confini, agendo in modo sempre più aggressivo nel tentativo di isolare tecnicamente il paese dalla rete globale di Internet, di fatto realizzando un’autonoma rete infrastrutturale posta sotto l’esclusivo controllo statale. Di fatto un’infrastruttura fisica e digitale di Internet all’interno dei confini russi: una “rete di reti” parallele, più che un sistema centralizzato dall’alto verso il basso.

Dove stiamo sbagliando con la Russia? L’importanza di comprendere i fattori e il contesto del conflitto.

Dove stiamo sbagliando con la Russia? L’importanza di comprendere i fattori e il contesto del conflitto.

Prima di entrare nella sua fase cinetica, lo scontro tra l’Occidente e la Russia si è protratto per anni sul piano mediatico, culturale e psicologico. Sul fronte psyop, l’azione di disinformation war e l’impatto del memetic warfare russo spesso portata avanti da influencer più o meno consapevoli, ha indebolito l’Europa e gli Stati Uniti diminuendo la fiducia nella politica, aumentando la polarizzazione sociale e inceppando i processi decisionali tramite l’inasprimento di conflitti interni già latenti.

Ucraina: aspetti tattici dell’avanzata russa.

Ucraina: aspetti tattici dell’avanzata russa.

Secondo molte analisi, le offensive delle unità russe non hanno fatto ricorso in modo ampio al sostegno di fuoco aereo e terrestre (artiglieria), quest’ultimo, tradizionalmente e storicamente una priorità e un punto di forza degli eserciti russi dai tempi delle guerre napoleoniche. L’analisi di Fabio Riggi

2001-2021: Vent’anni di guerra al terrore. Il nuovo libro

2001-2021: Vent’anni di guerra al terrore. Il nuovo libro

START InSight ed Europa Atlantica hanno il piacere di annunciare l’uscita dell’ultimo libro collettaneo “2001-2021: Vent’anni di guerra al terrore. geopolitica e sicurezza: l’Occidente e il terrorismo jihadista dall’11 settembre a oggi”. Curato da Enrico Casini e Andrea Manciulli, con la prefazione di Marco Minniti.

Mehmaan Nawazi. Ospitalità. L’Afghanistan e le sue culture: valori, usi, costumi, tradizioni (il libro)

Mehmaan Nawazi. Ospitalità. L’Afghanistan e le sue culture: valori, usi, costumi, tradizioni (il libro)

L’Editore START InSight ha deciso di pubblicare e distribuire gratuitamente l’ultimo libro di Claudio Bertolotti a favore degli operatori, civili e militari, in Italia e in Svizzera; dei Ministeri della Repubblica Italiana e dei Dipartimenti della Confederazione Svizzera; delle amministrazioni regionali e locali, cantonali e comunali; della Protezione Civile, della Croce Rossa, di tutte le organizzazioni e associazioni di volontariato impegnate nel sostegno ai profughi afghani.

Il richiamo di Hamas e il rischio di terrorismo. Il commento del direttore C. Bertolotti a TGCOM 24

Il richiamo di Hamas e il rischio di terrorismo. Il commento del direttore C. Bertolotti a TGCOM 24

Dopo gli attacchi terroristici operati da Hamas e il Jihad Islamico nel sud di Israele, e dopo la violenza inaudita utilizzata contro civili inermi, sembra che si stia riproponendo il metodo jihadista utilizzato all’epoca aurea del Califfato. Questo ha riacceso gli animi dei così detti lupi solitari in Europa. Che rischi di emulazione si corrono sulla base di quanto accaduto in Francia e Belgio?
Il terrorismo jihadista, così come l’abbiamo conosciuto nel corso degli ultimi anni, ha avuto la sua massima espressione di violenza nel periodo 2015-2017, in concomitanza con l’espansione dello Stato islamico in Siria e in Iraq. Anche grazie all’amplificazione massmediatica, lo Stato islamico riuscì ad attirare una serie di reclute, di adepti, ma anche semplicemente a ispirare soggetti che poi colpirono in suo nome, pur senza fare parte dell’organizzazione. Dal 2018, gli attacchi terroristici sono diminuiti e si sono stabilizzati su numeri comunque importanti per l’Europa. Parliamo di 18, 20 attentati all’anno, spesso fallimentari e con una bassa attenzione mediatica. Azioni che non hanno alimentato l’effetto emulativo.
Oggi, al contrario, ci troviamo di nuovo in una situazione simile a quella del 2015-2017: non c’è più lo Stato islamico che si impone mediaticamente, ma c’è la guerra, la contrapposizione fra israeliani e Hamas.
La guerra tra Israele e Hamas è un grande evento che, purtroppo, alimenta la minaccia potenziale – sempre in attesa di essere attivata – di singoli soggetti emulatori, i quali aspirano a essere riconosciuti come mujaheddin ed eventualmente shahid (martiri) imponendo, attraverso la violenza, il messaggio jihadista del “noi contro voi”.
La fabbrica dell’odio – se così possiamo chiamarla – è però sempre rimasta attiva, non si è mai fermata, con riferimento a ciò che avviene in un mondo parallelo, quello virtuale del Web dove la fabbrica dell’odio non soltanto esiste, ma si consolida lentamente. Un mondo parallelo, nel quale tutto viene inteso e interpretato in maniera assoluta e trasformato in una visione del mondo a senso unico. Chi entra in questa bolla virtuale, alla fine crede di essere portatore di un’istanza di massa contro l’Occidente, che inevitabilmente diventa il nemico da abbattere. Più dei luoghi fisici, cioè più delle moschee e più dei centri sociali di incontro dei radicalizzati, il Web è così diventato da molto tempo il terreno di confronto e di raccolta di informazioni degli estremisti.