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L’intelligenza artificiale nella nuova fase della rivoluzione degli affari militari

A Pechino, dal 24 al 26 ottobre, si è tenuto l’8° Beijing Xiangshan Forum: importante evento internazionale organizzato dal ministero della Difesa della Repubblica Popolare Cinese a cui l’Italia ha preso parte con la delegazione, voluta dal ministro della Difesa Elisabetta Trenta, composta dal Ministro plenipotenziario Fabrizio Romano, il Direttore del Centro Militare di Studi Strategici (Ce.Mi.S.S.), Maurizio Ertreo, e il capo dei ricercatori del Ce.Mi.S.S., Claudio Bertolotti.

La quarta sessione speciale dell’8° Forum del 25 ottobre si è concentrata sul  tema dell’intelligenza artificiale (AI) e la condotta della guerra, affrontando due importanti aspetti, il primo dei quali – trattato nel precedente articolo –  è stato sviluppato attraverso una disamina sulle applicazioni militari dell’intelligenza artificiale.

Il secondo tema ha invece affrontato il ruolo dell’intelligenza artificiale (AI) nella nuova fase della rivoluzione degli affari militari (Revolution in Military Affairs, RMA) che ha dirette conseguenze sul concetto stesso di guerra e di pianificazione del processo decisionale. «Una vera e propria rivoluzione» – ha evidenziato ANM Muniruzzaman, presidente dell’Institute of Peace and Security Studies del Bangladesh – «che pone in una posizione di svantaggio mortale chi non si adegua alle potenzialità offensive e difensive dell’intelligenza artificiale».

Il Magg. Generale Praveen Chandra Kharbanda, ricercatore del Center for Land Warfare Studies dell’India ha avviato il suo intervento evidenziando come l’intelligenza artificiale abbia il potenziale per imporre un radicale cambiamento alla RMA. In primo luogo l’AI ha la capacità di supportare il processo di decision making attraverso l’analisi delle informazioni; ciò garantisce una maggiore tempestività che deriva dall’analisi immediata di tutti i fattori, primari e secondari, che possono influire sulla realizzazione dei piani strategici ed operativi. In secondo luogo, la combinazione dei due elementi, “guerra elettronica” e capacità cyber, garantisce il possesso di uno straordinario vantaggio sul piano militare, sia offensivo sia difensivo poiché garantisce un’elevata capacità di osservazione degli obiettivi avversari senza esporre i propri operatori (piloti, esploratori terrestri o marittimi) a rischi e minacce; parimenti avviene per la tutela delle proprie infrastrutture, che può essere ottenuta attraverso un limitato dispendio di risorse, in termini di soldati impiegati ed equipaggiamenti.

In questo ambito l’utilizzo di robot a controllo remoto o a controllo (totale o parziale) attraverso l’AI, diviene funzionale al supporto delle truppe sul campo di battaglia (boots on the ground), senza sostituirle del tutto; un’evoluzione tecnologica e culturale che, in particolare nel caso di conflitti asimmetrici, garantisce alla componente umana un ruolo che ad oggi rimane essenziale e primario.

Sul piano virtuale, a supporto di quello reale, vi è un’attività di wargaming sempre più realistica e adeguata che gode di un sempre maggiore supporto da parte dell’AI, sia nella fase di training sia in quella di pianificazione. L’altra dimensione del campo di battaglia contemporaneo, i social media rappresentano una grande opportunità di controllo e analisi, sebbene ciò possa rappresentare un potenziale rischio di controllo delle masse. In tale ampio quadro, in particolare quello relativo al wargaming, il ruolo del settore privato diviene fondamentale.

La supremazia del settore intelligence supportato dall’intelligenza artificiale dividerà in maniera netta gli attori sul campo di battaglia globale tra perdenti e vincenti

Zeng Yi, vice direttore generale della China North Industries Group Corporation Limited (NORINCO GROUP), ha posto in evidenza come il tradizionale “sistema meccanico” di combattimento subisca notevoli accelerazioni e revisioni proprio grazie all’applicazione dell’AI, mentre quello cyber diviene sempre più efficace. In tale quadro, il sistema di comando e controllo sarà sempre più condizionato dalle capacità di impiego della tecnologia AI, imponendone uno sviluppo costante nell’ambito dei military affairs. Ciò imporrà sempre più un ruolo prevalente dei sistemi automatici in ruoli di addestramento e combattimento diretto. È ormai evidente, ha concluso Zeng Yi, che «la supremazia del settore intelligence supportato dall’intelligenza artificiale dividerà in maniera netta gli attori sul campo di battaglia globale tra perdenti e vincenti».

Zafar Nawaz Jaspal, professore alla School of Politics and International Relations della Quaid-I-Azam University del Pakistan, ha posto all’attenzione della platea la vexata quaestio: «l’intelligenza artificiale sta per assumere un proprio ruolo nel combattimento: ne sarà capace?». L’analisi del relatore è stata incentrata sull’evoluzione del processo intelligence basato sull’AI che consentirà allo strumento militare di assumere un ruolo diverso da quello attuale, dando all’AI un ruolo di primo piano a livello tattico (sul campo di battaglia) ma non (ancora) sugli altri due: quello operativo e quello strategico; ma è un contributo che sarà sempre più importante e crescente.

Un aspetto rilevante posto all’attenzione della platea è stata la considerazione sul confronto diretto sul campo di battaglia tra due soggetti in possesso di capacità militari bilanciate: un’ipotesi in cui l’intelligenza artificiale cesserebbe di essere un fattore determinante alla vittoria. La conclusione del relatore ha dunque rimarcato l’impellente e prioritaria necessità di sviluppare continuamente lo strumento dell’intelligenza artificiale attraverso investimenti, ricerca e sperimentazione.

L’Intelligenza artificiale può condizionare il comportamento sociale influenzando e modificando in maniera significativa  le strutture e le funzioni del sistema sociale

Leonid Konik, CEO dell’azienda russa COMNEWS Group, ha rilevato nel corso del suo intervento due elementi sostanziali. Il primo è che l’AI costituisce la base per le armi autonome nel prossimo futuro.

Il secondo elemento è che l’AI, oggi, rappresenta il più grande contributo al processo intelligence e svolge un ruolo fondamentale contribuendo ai processi di problem solving e di decision making.

Focalizzando il suo intervento sull’aspetto sociale, e in particolare sulle “conseguenze sociali” dell’utilizzo dell’AI, il relatore ha rilevato come l’intelligenza artificiale contribuisca in maniera determinante all’applicazione del cognitive imaging (immagine cognitiva), ossia l’utilizzo di varie tecniche per influenzare e modificare in maniera significativa le strutture e le funzioni del sistema sociale. Con ciò ponendo le basi per un’analisi critica sulla questione etica dell’intelligenza artificiale nella RMA.

Secondo Konik, l’uso allargato dell’AI indurrebbe a un cambio del comportamento sociale da parte della popolazione sottoposta all’azione di controllo remoto; un fenomeno che viene riscontrato sia nel caso di azione di controllo da parte di soggetto esterno (nemico/avversario/influencer), sia da parte del proprio governo: i cittadini sono condizionati dall’azione di controllo e pertanto tendono ad adeguare il proprio comportamento. Al tempo stesso l’utilizzo di AI induce a cambiamenti di atteggiamento da parte degli avversari anche a livello operativo e tattico, come dimostrato dai talebani in Afghanistan che hanno adattato le proprie tecniche e tattiche anche in conseguenza dell’utilizzo dei droni. Possiamo immaginare cosa potrebbe provocare l’utilizzo di robot in una guerra asimmetrica, come quelle attuali in Afghanistan e Iraq?: cosa potrà accadere nella mente del nemico e delle popolazioni locali?

La stessa sfera etica del soggetto che implementa l’AI e che poi deve utilizzarla, ha concluso il relatore russo, condiziona anche lo sviluppo e l’applicazione dell’intelligenza artificiale; ma chi non tiene conto dell’aspetto etico ed è disposto ad utilizzare l’AI al massimo delle sue potenzialità sarà sempre avvantaggiato sul campo di battaglia