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Gli ostacoli sulla Nuova Via della Seta

Guerre ibride sulla Nuova Via della Seta

Leggi la recensione completa con l’indice dei contenuti e gli autori del saggio sul sito di Bloglobal.net 

di Chiara Sulmoni

A seguito di un attacco avvenuto nella mattinata di oggi, 23 novembre, al consolato cinese di Karachi, lo snodo commerciale del Pakistan, vi proponiamo la lettura di una serie di saggi raccolti nel libro Eurasia e Jihadismo – Guerre ibride sulla Nuova Via della Seta, a cura di Matteo Bressan, Stefano Felician Beccari, Alessandro Politi e Domitilla Savignoni, edito da Carocci (2016).

La realtà descritta nel libro disegna il contesto dentro il quale poter leggere gli avvenimenti (una possibile lettura, per il momento). Nello specifico, stiamo parlando dell’intenso lavoro di sviluppo infrastrutturale e di cooperazione economica fra Pakistan e Cina, nell’ambito della costruzione (anche diplomatica) della Nuova Via della Seta a trazione cinese. L’incognita del terrorismo e l’insicurezza gravano su ampie tratte del progetto.

Estratto dalla recensione del libro apparsa su Bloglobal.net 

“Nonostante l’attenzione dei media e dei governi occidentali sia ormai concentrata sul fronte siriano e iracheno, l’Afghanistan e le sue frontiere a sud-est con il Pakistan, a est con la Cina, a nord con Tajikistan, Uzbekistan e Turkmenistan e a ovest con l’Iran rimane un’area fortemente instabile, percorsa da gruppi jihadisti non solo talebani, e dove si è recentemente insediata anche la sigla dell’IS (Islamic State – Khorasan Province). Una minaccia concreta che irradia da uno snodo importante per la Nuova Via della Seta, un grande piano di sviluppo dei trasporti e di corridoi commerciali promosso dalla Cina, volto a facilitare il transito di merci ed energia dall’Asia all’Europa. Un progetto ambizioso, noto anche con il nome di “One Belt, One Road” (o OBOR), che dovrebbe coinvolgere sul suo tragitto oltre 60 nazioni e che prevede la realizzazione di una serie di collegamenti autostradali, linee ferroviarie ad alta velocità, impianti d’appoggio come reti elettriche, oleodotti, gasdotti, parchi industriali. È prevista anche una via marittima che girerà attorno all’Asia del Sud per approdare in Africa Orientale, e attraverso il canale di Suez, arrivare al Mediterraneo.

Eurasia e jihadismo è una raccolta di analisi dettagliate che rintracciano alcuni seri ostacoli su questo percorso commerciale (…) Attraverso gli scambi e quella che Wade Shepard su Forbes chiama “diplomazia infrastrutturale”, definisce infatti nuovi scenari di influenza per Pechino. E gli ostacoli più temibili, che gettano ombre sempre più lunghe sulle strade di questo mirabolante piano sono rappresentati dalle cosiddette “guerre ibride”, cioè azioni ostili che possono rientrare nelle categorie di conflitti a bassa intensità oppure di natura confessionale, insurrezioni, attentati, pirateria dei mari, crimini informatici, offensive mediatiche, corruzione, criminalità organizzata, traffici illeciti.”