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Principali eventi nell’area del Maghreb e del Mashreq – Agosto

La Redazione

Algeria: risposta alla crisi. L’Algeria apre al settore privato: banche, compagnie aeree, società di trasporto marittimo

L’Algeria apre al settore privato che potrà dar vita a banche e società di trasporto aereo e marittimo di merci e passeggeri: una scelta volta a ridurre la spesa, ormai non più sostenibile, di uno stato storicamente onnipresente nell’economia del paese. Una scelta che dovrebbe portare da una fallimentare e non sostenibile economia monopolistica di stato a un’econimia aperta al mercato: queste le intenzioni annunciate il 18 agosto dal presidente Abdelmadjid Tebboune. La decisione è parte di riforme più ampie per far fronte ai problemi finanziari causati dal forte calo dei proventi delle esportazioni di energia, la principale fonte di finanziamento statale. Eletto a dicembre 2019, Tebboune vuole incoraggiare gli investitori privati ​ nel tentativo di sviluppare il settore non energetico e ridurre la dipendenza da petrolio e gas. Le riserve di valuta estera dell’Algeria sono scese a 57 miliardi di dollari da 62 miliardi di gennaio, mentre i ricavi delle esportazioni di energia dovrebbero raggiungere 24 miliardi di dollari alla fine del 2020 rispetto ai 33 miliardi nel 2019. I guadagni energetici rappresentano attualmente il 94% delle esportazioni totali e il governo mira a portare tale cifra all’80% dal prossimo anno, aumentando il valore delle esportazioni di prodotti non energetici a 5 miliardi dagli attuali 2 miliardi. Per raggiungere questo obiettivo, il governo stanzierà circa 15 miliardi di dollari per aiutare a finanziare progetti di investimento (MEMO – Middle East Monitor, 2020).

Egitto: accordo con la Grecia per la designazione di una nuova zona economica esclusiva (EEZ)

Il 6 agosto al Cairo, Grecia ed Egitto hanno firmato l’accordo per la designazione parziale di una zona economica esclusiva (EEZ) nel Mediterraneo orientale. Per Atene, l’accordo ha effettivamente annullato un accordo marittimo tra la Turchia e il GNA dello scorso anno. Questo accordo fa parte di una più ampia strategia di risoluzione di questioni bilaterali, volta a costruire alleanze con terze parti in modo da promuovere gli interessi nazionali dei due paesi, nel rispetto del diritto internazionale. È al tempo stesso un accordo che vuole porsi in linea con il diritto del mare delle Nazioni Unite, un atto di diritto internazionale in cui la Turchia è uno dei 15 paesi al mondo a non avere firmato o ratificato. L’accordo con l’Egitto è arrivato dopo che la Grecia ha firmato un precedente accordo con l’Italia, il 9 giugno, che ha di fatto esteso un accordo del 1977 tra i due stati in merito alle piattaforme continentali nel Mar Ionio.

Israele: un accordo di pace con gli Emirati Arabi Uniti

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il principe ereditario degli Emirati Arabi Uniti (UAE) Mohammed bin Zayed hanno siglato un accordo di pace: Israele “sospenderà” temporaneamente l’estensione della sovranità israeliana sulla Cisgiordania, come parte di un nuovo accordo di pace. L’accordo è stato annunciato dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump.

Gli Emirati Arabi Uniti e Israele, in base all’accordo, scambieranno proprie ambasciate e ambasciatori. Gli UAE saranno così il terzo Paese arabo ad avviare relazioni ufficiali con Israele, dopo Egitto e Giordania. Netanyahu ha formalmente ringraziato il presidente egiziano Adel-Fattah el-Sisi e i governi di Oman e Bahrain per il loro sostegno alla normalizzazione delle relazioni tra Abu Dhabi e Gerusalemme.

Ma il presidente dell’Autorità Palestinese (AP) Mahmoud Abbas ha rigettato l’accordo di pace definendolo “un tradimento di Gerusalemme”. In una dichiarazione letta alla televisione palestinese, il portavoce di Abbas, Nabil Abu Rudeineh, ha detto: “La leadership palestinese rifiuta quanto fatto dagli Emirati Arabi Uniti e lo considera un tradimento di Gerusalemme, della moschea di Al-Aqsa e della causa palestinese. Questo accordo è un riconoscimento de facto di Gerusalemme come capitale di Israele”. L’AP ha anche annunciato che avrebbe ritirato immediatamente il proprio ambasciatore negli Emirati Arabi Uniti (Fonte: agenzia di stampa palestinese Wafa). Funzionari dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina (OLP) hanno respinto l’accordo, così come il gruppo militante palestinese Hamas.

Libano: l’esplosione di Beirut una svolta per il Libano?

Nel pomeriggio del 4 agosto 2020, due esplosioni sono avvenute nel porto della città di Beirut, capitale del Libano. La seconda esplosione è stata estremamente potente e ha causato almeno 177 morti, 6.000 feriti e 10-15 miliardi di dollari di danni, lasciando circa 300.000 persone senza casa. L’incidente è stata provocato dall’esplosione di 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio – un materiale altamente combustibile utilizzato per produrre fertilizzanti e bombe. La spaventosa negligenza che ha lasciato più di 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio immagazzinate nel porto in condizioni climatiche inadatte, senza la supervisione di esperti, per più di sei anni è la conferma di un paese afflitto da corruzione endemica e incompetenza, devastato da decenni di conflitti settari, assenza di governance e cinici giochi politici la cui regia è nelle mani degli Stati regionali in collaborazione con gli attori interni. Aggravata dalla pandemia, la corruzione endemica e il malgoverno hanno portato l’economia nazionale alla rovina: l’ormai cronica crisi economica e sociale ha inevitabilmente portato verso il fallimento dello Stato, anche se il Libano è già da anni uno stato fallimentare.

Per mesi i prezzi dei beni sono aumentati vertiginosamente e la classe media è sprofondata nella povertà e nella disperazione. Per settimane, prima dell’esplosione, i residenti della capitale hanno manifestato contro la cattiva gestione e l’incertezza economica. Dal giorno dell’esplosione, i manifestanti hanno poi cercato di superare con la forza i cordoni della polizia e dell’esercito; in tale situazione, il parlamento libanese ha approvato lo stato di emergenza che concede ampi poteri all’esercito: limitazione di libertà di parola, di riunione e di stampa, nonché libertà per le forze armate di entrare nelle abitazioni private e arrestare chiunque sia considerato una minaccia alla sicurezza. Ma ciò non è bastato a contenere le manifestazioni di protesta; manifestazioni che hanno indotto il premier Hassan Diab e il suo gabinetto a dimettersi: ma la crisi è troppo profonda per essere risolta con un cambio di gestione.

L’impatto della crisi è forte, soprattutto nelle aree urbane. Le persone cercano di andarsene o di sopravvivere grazie al sostegno economico di parenti all’estero; altri stanno ricorrendo al sostegno di Hezbollah. Le sanzioni economiche hanno reso l’Iran meno generoso, ma Hezbollah continua a mantenere una capillare rete di clientelismo. La principale conseguenza a breve termine è la frammentazione e la criminalizzazione, alimentata da un tasso di disoccupazione tra i più elevati della regione, anche a causa dell’oltre milione e mezzo di profughi siriani (su una popolazione di 4 milioni di abitanti) che si aggiungono agli arabi palestinesi. A lungo termine, resta da vedere in quale sfera di influenza finirà il Libano:

  • l’Iran sta cercando di sfruttare la situazione di stallo, ma non può alleviare il suo bisogno finanziario;
  • Hezbollah ora guarda sempre più alla Cina, come il governo che sta cercando di attirare investimenti cinesi;
  • la stessa Cina guarda con grande interesse alla possibilità di un ulteriore hub nel Mediterraneo orientale (oltre alle teste di ponte che ha già in Egitto e Grecia), (Holslag, 2020).

Libia: un cessate il fuoco? E la Turchia si prende Misurata

Fajez Al Sarraj ha annunciato il 21 agosto il cessate il fuoco in tutto il Paese e ha chiesto la smilitarizzazione della città di Sirte, controllata dalle forze del generale Haftar. Al Sarraj ha anche ha annunciato elezioni a marzo con “un’adeguata base costituzionale su cui le due parti concordano”. Dopo le dichiarazioni del GNA, anche Aguila Saleh, portavoce della Camera dei rappresentanti di Tobruk, ha annunciato il cessate il fuoco. “Il nuovo stop taglia la strada a ogni ingerenza straniera e si conclude con l’uscita dei mercenari dal Paese e lo smantellamento delle milizie” ha detto Saleh aggiungendo: “Cerchiamo di voltare la pagina del conflitto e aspiriamo ad un futuro di pace e alla costruzione dello Stato attraverso un processo elettorale basato sulla Costituzione“.

Secondo Ahval News, Turchia e Qatar hanno firmato un triplice accordo di cooperazione militare con il governo libico destinato a rafforzare la difesa del governo contro le forze di Khalifa Haftar e, di conseguenza la presenza e il ruolo della Turchia e del Qatar (e dunque dei gruppi islamisti) nella regione. L’accordo, annunciato il 17 agosto dal vice ministro della Difesa libico Salam Al-Namroush, realizzerà strutture militari e avvierà programmi di addestramento all’interno del Paese. Questa cooperazione includerà il finanziamento da parte del Qatar dei centri di addestramento militare e la creazione di un centro di coordinamento trilaterale e di una base navale turca nella città di Misurata. Il supporto e la consulenza saranno anche fornite alle forze governative libiche come parte dell’accordo. L’Italia, da anni presente a Misurata con un proprio ospedale militare, è stata allontanata dall’area, rendendo vani gli sforzi fatti sino a ora. Lo stesso personale italiano sarà dislocato nei pressi della capitale Tripoli.

Siria: In riduzione le truppe statunitensi in Iraq e Siria

Il comandante militare americano in Medio Oriente ha dichiarato che i livelli delle truppe statunitensi in Iraq e Siria si ridurranno molto probabilmente nei prossimi mesi, pur ammettendo di non aver ricevuto l’ordine per avviare il ritiro delle unità. Il generale Kenneth F. McKenzie Jr., capo del comando centrale del Pentagono, ha detto che le 5.200 truppe in Iraq impegnate a combattere ciò che rimane del gruppo Stato islamico e ad addestrare le forze irachene “saranno adeguate” dopo le consultazioni con il governo di Baghdad. Il generale McKenzie ha detto che si aspetta che le forze americane e le altre forze della NATO mantengano “una presenza a lungo termine” in Iraq – sia per aiutare a combattere gli estremisti islamici che per controllare l’influenza iraniana nel paese. Non è stata confermata l’entità delle forze che rimarranno in teatro, ma fonti non ufficiali riportano un totale di forze residue non inferiori a 3.500 unità statunitensi. Nonostante la richiesta del presidente Donald J. Trump, orientate a un ritiro completo di tutte le 1.000 forze americane dalla Siria, il presidente ha confermato la permanenza di circa 500 soldati, per lo più nel nord-est del paese, che assistono gli alleati curdi siriani nella lotta contro i combattenti del gruppo Stato islamico (Schmitt, 2020).

Marocco: Il Marocco e il Portogallo si impegnano a combattere la migrazione irregolare

Il Portogallo e il Marocco si sono impegnati a unire gli sforzi per frenare la migrazione irregolare: Rabat e Lisbona hanno annunciato la decisione a seguito di una videoconferenza tra il ministro degli Interni portoghese, Eduardo Cabrita, e il ministro degli Interni del Marocco, Abdelouafi Laftit. I due ministri hanno discusso di cooperazione tra il Marocco e l’Unione europea sui temi della sicurezza e hanno manifestato la disponibilità dei loro governi a “intensificare” la cooperazione in materia di sicurezza all’interno del più ampio programma UE-Marocco di prevenzione e lotta contro la “migrazione illegale e la tratta di esseri umani”. Il progressivo spostamento del flusso migratorio verso il Portogallo è direttamente collegato all’azione di contrasto attuata dal Marocco nella tratta verso la Spagna, che è stata a lungo la rotta tradizionale delle ondate di migranti irregolari (Tamba, 2020).

Tunisia: Stop alle partenze dei migranti verso l’Italia. Intanto la crisi economica peggiora

Migliaia di migranti sono sbarcati a Lampedusa e in Sicilia nei mesi di luglio e agosto. Il governatore della regione siciliana ha chiesto di proclamare lo stato di emergenza a causa degli hotspot per l’accoglienza ai migranti irregolari che hanno superato la capacità di contenimento e dal numero di migranti risultati positivi al COVID19. La maggior parte dei migranti sbarcati a Lampedusa e in Sicilia proveniva dalla Tunisia: nel 2020 quasi la metà delle oltre 16.000 persone sbarcate sulle coste italiane è partita dalla Tunisia.

A seguito delle pressioni del ministero degli Esteri italiano, il 6 agosto la Tunisia ha annunciato di aver messo a disposizione più mezzi per contrastare le partenze irregolari di migranti, in particolare: unità navali, dispositivi di sorveglianza e squadre di ricerca in prossimità dei punti di imbarco (ANSA).

Il 18 agosto, il ministro dell’Interno italiano Luciana Lamorgese e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio hanno visitato Tunisi, accompagnati dal Commissario europeo per gli Affari interni Ylva Johansson e dal Commissario europeo per l’allargamento e la politica di vicinato Oliver Varhelji; al termine del’incontro il ministero dell’Interno italiano ha donato 11 milioni di euro (13 milioni di dollari) al governo tunisino da utilizzare negli sforzi per arginare il flusso di migranti.

La decisione è arrivata in un momento critico per il Paese sia a livello economico che politico. Numerose proteste sono scoppiate nel paese quest’anno a causa della diffusa e crescente disoccupazione, la mancanza di sviluppo e la carenza di servizi pubblici nel settore sanitario, elettrico e idrico. La situazione economica sta peggiorando anche in uno dei principali settori trainanti dell’economia tunisina, quello turistico dove i ricavi sono scesi del 56% a fine luglio a 1,2 miliardi di dinari contro i 2,6 miliardi dello stesso periodo dello scorso anno (ANSA). La crisi economica è un fattore di spinta per i migranti tunisini.

A livello politico, il primo ministro designato della Tunisia Hichem Mechichi ha detto che formerà un governo puramente tecnico a seguito delle dispute tra i partiti politici sulla formazione della prossima amministrazione del paese. La decisione porterà probabilmente il primo ministro designato a confrontarsi con il partito islamista Ennahdha, il più grande gruppo politico in parlamento, che ha annunciato che si sarebbe opposto alla formazione di un governo non politico. Tuttavia, la proposta di un governo di tecnici indipendenti da partiti politici otterrà il sostegno del potente sindacato UGTT e di alcuni altri partiti, tra cui Tahya Tounes e Dustoury el Hor.


Principali eventi nell’area del Maghreb e del Mashreq – Ottobre

Algeria

I manifestanti in Algeria mantengono alta la pressione mentre scade il termine per le candidature presidenziali. Migliaia di persone hanno protestato nella capitale algerina contro l’élite politica del Paese in prossimità della scadenza dei termini per presentare i nomi dei candidati alle prossime elezioni presidenziali. Le strade di Algeri si sono nuovamente riempite venerdì 25 ottobre, per la 36a settimana consecutiva per manifestare contro i powerbrokers al potere del paese e il loro piano di voto presidenziale fissato per il 12 dicembre .

Egitto

Il governo egiziano del Presidente Abdel Fattah Al Sisi avrebbe arrestato e terrebbe in detenzione circa 4.300 persone, in risposta a un’ondata di proteste iniziate lo scorso settembre. Nella sua prima relazione ufficiale al parlamento, il primo ministro Mostafa Madbouli ha denunciato le manifestazioni come espressioni di una “guerra brutale” etero-diretta e progettata per creare “confusione”. Il ministro ha anche avvertito dei pericoli di qualsiasi futuro dissenso. Come riportato da Alessia Melcangi e Giuseppe Dentice, «l’Egitto sembra tornare alla normalità dopo una serie di manifestazioni contro il presidente Abdel Fattah al-Sisi iniziate il 20 settembre. Ciò potrebbe essere la conseguenza dell’approccio “tolleranza zero” perseguito dal governo. In oltre tre settimane di proteste, le autorità locali hanno arrestato migliaia di persone e imposto il coprifuoco in tutte le principali città egiziane». Secondo gli autori dell’analisi, «le attuali proteste in Egitto sono un campanello d’allarme che le autorità non dovrebbero sottovalutare. Altre ondate di proteste potrebbero creare gravi conseguenze per il settore economico e per la stabilità politica. Questa è la sfida principale per il presidente, ma è anche un importante banco di prova per la resilienza di questo peculiare sistema stratocratico».

Israele

Elezioni Netanyahu rinuncia a formare il governo: il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha annunciato che rimette il mandato di formare il nuovo governo nelle mani del presidente Reuven Rivlin. E’ la seconda volta in sei mesi che il leader del Likud – che oggi ha compiuto 70 anni – non riesce a formare il governo. Netanyahu aveva ricevuto l’incarico da Rivlin lo scorso 25 settembre e dopodomani sarebbe scaduto il termine. E’ possibile che ora sia la volta di Benny Gantz leader di Blu-Bianco.

Libano

Violente manifestazioni di piazza in Libano, le più estese degli ultimi dieci anni: decine di migliaia di cittadini libanesi chiedono le dimissioni dei politici, accusati di non essere in grado di far fronte alla crisi economica e di essere corrotti. Decine di feriti e trattenuti dalle forze dell’ordine che, per reprimere le manifestazioni e disperderne i partecipanti, hanno fatto ampio uso di lacrimogeni, veicoli anti-sommossa e proiettili di gomma. Il primo ministro Saad Hariri ha incolpato i suoi partner al governo di ostacolare le riforme che potrebbero scongiurare la crisi economica . A seguito dell’instabilità politica e dell’aumento delle manifestazioni di violenza il primo ministro Hariri ha rassegnato le proprie dimissioni il 29 ottobre, così come chiesto dai manifestanti; una scelta coraggiosa finalizzata a “negare l’ultima copertura a chi” – come Hezbollah – “è pronto a scatenare la guerra civile pur di non far insediare un governo tecnico che sarebbe l’unica alternativa alla guerra civile in assenza del suo esecutivo” . “Se Hezbollah accettasse l’ipotesi di un governo tecnico perderebbe fonti di arricchimento dal comitato d’affari governativo essenziali per la sua sopravvivenza viste le sanzioni economiche che colpiscono Hezbollah e il suo finanziatore, l’Iran” .

Libia

La visita di Fayez al-Sarraj a Sochi mette in evidenza le ambizioni russe sulla Libia. A seguito della visita in Russia di Fayez al-Sarraj, il leader del governo di accordo nazionale in Libia, Mosca e Tripoli hanno in programma di firmare un contratto per la fornitura di 1 milione di tonnellate di grano russo. Sarraj ha preso parte al vertice Russia-Africa di Sochi. Il capo del gruppo di contatto russo per la risoluzione dei conflitti in Libia, Lev Dengov, ha detto che l’accordo di un anno potrebbe essere firmato in un mese. Presumibilmente sarebbe implementato entro la fine di quest’anno. Sarraj e i funzionari russi hanno anche discusso di altri campi di cooperazione, compresi i progetti di costruzione di centrali elettriche .
Il presidente della National Oil Corporation (NOC) statale della Libia, Mustafa Sanalla, ha dichiarato che il suo paese «cerca la cooperazione con le compagnie petrolifere egiziane per ripristinare le infrastrutture del settore petrolifero libico. Le dichiarazioni di Sanalla sono arrivate durante l’incontro con il ministro egiziano del petrolio Tarek al-Molla al Cairo .
Marocco. La polizia del Marocco rassicura i cittadini dopo la riuscita operazione antiterrorismo. Agenti speciali marocchini hanno arrestato un settimo sospetto collegato all’ISIS a Tamaris II, una città sulla spiaggia vicino a Casablanca, in quelle che finora sono le operazioni antiterrorismo di più vasta portata del paese. L’arresto è avvenuto la sera di venerdì 25 ottobre. Sarebbero ancora in corso ricerche per arrestare altri sospetti o complici nella vicenda. La notizia è arrivata dopo l’arresto di sei persone nella lotta antiterrorismo su larga scala, che ha previsto la condotta di incursioni simultanee in tre luoghi diversi: due nell’area di Casablanca e uno nella provincia di Ouazzane.

Siria

9-22 ottobre: “Fonte di pace”, l’operazione militare della Turchia nel nord della Siria, indebolisce la “minaccia” curda dell’asse YPG-PKK e pone fine al progetto politico del Rojava con il supporto della Russia e il laissez faire degli Stati Uniti. Il 26 ottobre, un’operazione militare statunitense nella provincia di Idlib, a pochi chilometri dalla Turchia, porta alla morte del leader dello Stato islamico Abu Bakr al Baghdadi. Alcune fonti inizialmente suggerivano la nomina del suo successore, avvenuta già ad agosto, identificato con Abdullah Qardash (un ex militare dell’esercito di Saddam Hussein, conosciuto come “il professore”); ma l’annuncio ufficiale da parte dello Stato islamico ha indicato, come erede di al-Baghdadi, Abu Ibrahim al-Hashemi al-Qurayshi: il nuovo “califfo”, eletto dal supremo consiglio del gruppo, di cui ad oggi non si hanno informazioni.

Tunisia

Elezioni presidenziali, Kais Saied: chi è il nuovo presidente della Tunisia? Senza un partito o molti finanziamenti, Saied ha vinto le elezioni con una narrativa elettorale incentrata sul sostegno ai giovani, il suo bacino elettorale di riferimento. Saied ha vinto con oltre il 72 percento dei voti, contro circa il 27 percento dei voti ottenuti dal suo antagonista, il magnate dei media Nabil Karoui.
Un leader di al-Qa’ida è stato ucciso in Tunisia. Il Ministero degli Interni della Tunisia, ha annunciato che il 20 ottobre Murad al Shayeb, un senior leader appartenente al battaglione Uqba bin Nafi di al-Qa’ida, è stato ucciso in un’ampia operazione militare. Murad al Shayeb, responsabile di una serie di attacchi portati a compimento dal 2013, tra cui un assalto a un ex ministro degli interni nel 2014 e vari agguati nelle montagne Chaambi, Ouargha, Mghila e Sammama. è stato ucciso dalle truppe tunisine nel governatorato di Kasserine, vicino ai confini con l’Algeria .


I principali eventi nell’area del Maghreb e del Mashreq – luglio

di Claudio Bertolotti

articolo originale pubblicato sull’Osservatorio Strategico – Ce.Mi.S.S. Scarica l’analisi completa dal Report

Algeria

Continuano le proteste nelle piazze algerine, nonostante il risultato ottenuto ad aprile con le dimissioni del presidente Abdelaziz Bouteflika. In questo incerto periodo di transizione, importanti aspetti interessano due gruppi chiave per il futuro politico dell’Algeria: i giovani manifestanti e il personale militare. Secondo un nuovo rapporto del Brookings Institute – intitolato “Algeria’s uprising: A survey of protesters and the military” – cresce il sostegno militare verso i manifestanti, e aumenta il divario tra i ranghi superiori e inferiori dell’esercito algerino a sostegno del movimento di protesta. Mentre l’80% dei ranghi inferiori sosterrebbe le istanze dei manifestanti, la percentuale dei sostenitori tra gli ufficiali superiori, al contrario, sarebbe non superiore al 60% afferma.

Israele ed Egitto

A novembre Israele inizierà a esportare gas naturale in Egitto, con volumi stimati in sette miliardi di metri cubi all’anno. Le forniture segneranno l’avvio di un accordo di esportazione di 15 miliardi di dollari tra Israele – Delek Drilling e il partner statunitense Noble Energy – e l’Egitto: un accordo di collaborazione che i funzionari israeliani hanno definito come il più importante dagli accordi di pace del 1979. L’accordo garantirà l’immissione nella rete egiziana del gas naturale israeliani proveniente dai campi offshore Tamar e Leviathan.

Libano

Possibile disputa tra il presidente Michel Aoun e il primo ministro Saad Hariri a causa della sparatoria mortale che ha coinvolto due membri del Partito democratico libanese nell’area drusa di Aley. Le ripercussioni politiche dell’evento hanno paralizzato il governo in un momento critico e rischiano di complicare gli sforzi volti ad attuare le riforme necessarie per risolvere il problema del debito pubblico aggravato dalla crisi finanziaria.

Libia

La compagnia petrolifera nazionale libica ha sospeso le operazioni nel più grande giacimento petrolifero del paese a causa della chiusura “illegale” di una valvola del gasdotto che collega il giacimento petrolifero di Sharara al porto di Zawiya, sulla costa del Mediterraneo. La National Oil Corporation ha annunciato la decisione senza attribuire formalmente la responsabilità dell’atto definito “illegale”. Il giacimento petrolifero di Sharara, che produce circa 290.000 barili al giorno per un valore di 19 milioni di dollari, è controllato da forze fedeli a Khalifa Haftar, capo del cosiddetto esercito nazionale libico (LNA) artefice dell’offensiva lanciata ad aprile contro la capitale libica.

Morocco

Nel suo discorso per la “Giornata del trono” di quest’anno, il 30 luglio il re marocchino Mohammed VI ha annunciato nuovi programmi di sviluppo nazionale e un rimpasto del governo interessante i dicasteri per la politica interna. In termini di politica estera, Mohammed VI ha nuovamente invitato l’Algeria al dialogo e auspicato “l’unità tra le popolazioni nordafricane”. Per quanto riguarda il Sahara occidentale –m ha ribadito –la posizione del Marocco rimane “saldamente ancorata all’integrità territoriale”. Infine, per celebrare i suoi 20 anni di regno, Mohammed VI ha graziato 4.764 detenuti, inclusi alcuni detenuti per terrorismo.

Siria

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha affermato che il suo paese è determinato ad eliminare quello che ha definito il “corridoio del terrore” nel nord della Siria; una decisione, ha ribadito Erdogan, indipendente dal fatto che la Turchia e gli Stati Uniti siano o meno d’accordo sulla creazione di una zona sicura. Ankara vuole una zona lungo il confine con la Siria che sia libera dalla presenza di combattenti curdi. La Turchia ha avvertito dell’intenzione di avviare una nuova offensiva in Siria se non venisse raggiunto un accordo; in tale quadro sono stati recentemente inviati rinforzi militari nella zona di frontiera

Tunisia

Il 25 luglio è morto, all’età di 92 anni, il presidente tunisino Béji Caïd Essebsi. Il presidente del parlamento, Mohamed Ennaceur (85 anni), ha assunto la carica di capo di stato sino alla conclusione del processo elettorale, in calendario per il prossimo 15 settembre. Crisi istituzionale ed economica e minaccia jihadista: la morte di Essebsi si verifica in un periodo di potenziale destabilizzazione per il Paese nordafricano.


Beirut – 5 giorni di confronto su Intelligenza artificiale e Difesa

Libano: il congresso denominato ‘Artificial Intelligence in Security e Defence’ ha raccolto a Beirut esperti, accademici, aziende, militari di 42 paesi per fare il punto della situazione, presentare criticità e risultati incoraggianti, analizzare gli scenari futuri sull’utilizzo delle tecnologie intelligenti nei settori della Sicurezza e della Difesa.

LEGGI L’ARTICOLO SU FORMICHE.NET

Centosei le relazioni scientifiche presentate prima della conferenza internazionale, quarantanove quelle selezionate sulla base della peer-to-peer review anonima e ammesse alla presentazione di fronte agli oltre cento rappresentanti di governi, imprenditori, esperti civili e militari.

Fra questi, anche il paper di Claudio Bertolotti e Chiara Sulmoni, sulle applicazioni militari dell’intelligenza artificiale nel contesto dell’evoluzione della guerra contemporanea, con un affondo basato su una serie di prospettive sull’impiego coordinato di unità multiple (swarming, sciami) di droni e robot comandate da remoto o in grado di operare in maniera autonoma (machine teaming), frutto di un confronto avviato da DEFTECH per armasuisse, l’Ufficio federale dell’armamento della Confederazione elvetica.