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Social-networks al servizio dei trafficanti di esseri umani

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Offriamo un comodo passaggio per l’Italia per 500 dollari. In sei ore siete dall’altra parte

A partire dal 2011, momento della caduta del regime del rais Muammar Gheddafi, sono emerse nuove organizzazioni e reti di contrabbando in tutta l’Africa del Nord. Criminalità organizzata, gruppi di potere locali e organizzazioni terroristiche hanno operato per ottenere benefici dalla generale instabilità di paesi chiave nella regione, specialmente in Libia, alimentando traffici illegali.

La tratta di esseri umani dal Nord Africa, la principale fonte di immigrazione irregolare in Europa, è un grosso fattore di attrazione mediatica e pertanto uno degli aspetti più evidenti, cha va a sommarsi alla più ampia gamma di fenomeni illegali capaci di alimentare un’economia parallela in Libia, come il contrabbando illegale di petrolio, armi e droga, che finanzia la criminalità organizzata locale, quella transnazionale e il terrorismo.

Ma l’aspetto di maggior rilievo è l’uso che le organizzazioni criminali, e con esse anche i gruppi terroristi, fanno dei flussi migratori, che vengono sfruttati attraverso un ampio e strutturato business. Si impongono così le capacità organizzative di alto livello in grado di offrire servizi sempre adeguati alla domanda, anche grazie all’efficace utilizzo della tecnologia e dei social-media che consentono di evitare i controlli e i sistemi di sicurezza ai confini. Secondo un recente studio pubblicato da “eCrime” (Università di Trento), le nuove tecnologie svolgono un ruolo importante nelle attività finalizzate al reclutamento, al trasporto e al traffico di migranti illegali poiché evitano il rischio di creare collegamenti diretti tra i “service provider” e gli “utilizzatori”.

Uno degli aspetti più importanti è la capacità di utilizzo di forme pubblicitarie di “offerte di viaggio”, tanto attraverso il Web aperto quanto sul cosiddetto “Web oscuro” (Dark Web), utili sia per il traffico di esseri umani, sia per quello di droga, armi e petrolio. Inoltre, i soggetti coinvolti che fanno parte delle organizzazioni criminali hanno dimostrato di possedere competenze specifiche e adeguate in materia di leggi nazionali, accordi internazionali e regolamenti per quanto attiene la concessione di visti e procedure di richiesta di asilo politico o status di rifugiato; in particolare sarebbero molto aggiornati e competenti su quelle che sono le vulnerabilità dei sistemi giudiziari nazionali.

Dette capacità, associate ad approcci aggressivi e alla consolidata esperienza, hanno ottenuto il risultato di un crescente aumento nei reclutamenti online di migranti, attraverso i social-network; migranti che sono sempre più giovani (Facebook è il principale social-network sfruttato dal crimine organizzato, seguito da Instagram e Twitter), e proprio i giovani, principali utilizzatori dei social-network, sono i soggetti più impressionabili dalle pubblicità online che insistono su messaggi contenenti richiami a “viaggi in Europa”, “visti Schengen” e, ancora, che illustrano nel dettaglio itinerari e prezzi associati a simboli ed istituzioni europee. Gli annunci online dei trafficanti sono molto espliciti; scrive lo scafista Imad Algari: «Offriamo un comodo passaggio per l’Italia per 2.000 dinari (circa 500 dollari, ndr). In sei ore siete dall’altra parte. Il rischio di morire annegati è del 10 per cento. Ma chiunque si metterà a piangere in mezzo al mare per favore non mi contatti».

Estratto dal libro “Immigrazione e terrorismo. I legami tra flussi migratori e terrorismo di matrice jihadista“, di C. Bertolotti, ed. START InSight

 

Foto: Pixelkult

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Difesa del Mediterraneo occidentale

Libia e immigrazione illegale al centro delle preoccupazioni

Tunisi, 5 ottobre
Si è conclusa la tre giorni a #Tunisi della “5+5 Defence Initiative” per la sicurezza del Mediterraneo, durante la quale il gruppo di ricerca internazionale ha approfondito e discusso il problema dell’immigrazione illegale e il ruolo della criminalità organizzata e dei gruppi terroristi sviluppando il documento dal titolo: “Quale approccio e quali soluzioni devono essere implementate nella difesa e nella sicurezza del Mediterraneo per contenere l’immigrazione illegale e contrastare le reti criminali ad essa collegate all’interno dell’area 5+5“.
Il lavoro di analisi è stato sviluppato nel corso del 2018 dal gruppo composto dai ricercatori di Algeria, Francia, Italia, Libia, Malta, Marocco, Mauritania, Portogallo, Spagna e Tunisia coordinati dal Dr. Andrea Carteny del CEMAS – Università La Sapienza di Roma. Per l’Italia ha partecipato il ricercatore senior, analista strategico del CeMiSS e Direttore di START InSight Claudio Bertolotti.
Un focus particolare è stato dedicato alla Libia e alle conseguenze dell’instabilità interna.
Il documento ufficiale con l’analisi del problema e gli indirizzi di policy proposti sarà presentato ai Ministri delle difese dell’area mediterranea nel mese di dicembre.