L’Algeria tra incognite e cambiamenti (Ce.Mi.S.S.)

Commentary

L’analisi di C. Bertolotti per l’Osservatorio Strategico del Centro Militare di Studi Strategici (Ce.Mi.S.S.), n. 1/2018.

di Claudio Bertolotti

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Sul piano politico interno, a pochi mesi dalle elezioni presidenziali fissate per l’aprile del 2019, resta l’incertezza riguardo alla possibilità che il presidente in carica Abdelaziz Bouteflika, 81 anni, parzialmente paralizzato da un ictus e raramente visto in pubblico, possa concorrere per un quinto mandato.

L’economia del paese è in affanno e il carovita è il tema delle crescenti manifestazioni di protesta popolare, nonostante il ritiro delle misure di austerity preannunciate dal governo; passo indietro reso possibile dall’aumento del prezzo degli idrocarburi e delle conseguenti maggiori entrate nelle casse di uno Stato che vive di esportazione di risorse energetiche naturali.

Economia in affanno, volubilità sociale, minaccia del terrorismo jihadista e fenomeno migratorio: le incognite algerine a pochi mesi dalle elezioni presidenziali

Una volubilità sociale a cui si accompagnano la minaccia del terrorismo jihadista e il fenomeno migratorio di transito verso l’Europa.

Ma ciò che dalla fine di giugno ha caratterizzato gli equilibri interni dell’Algeria è stato il repentino, quanto inaspettato cambio di quasi tutti vertici delle forze armate algerine, l’istituzione più rispettata della nazione nordafricana, e dei servizi di sicurezza.

Cambiamenti particolarmente significativi per due ragioni. La prima è che l’Algeria dispone dello strumento militare meglio equipaggiato del Nord Africa e del Sahel e forte dell’esperienza di oltre un quarto di secolo nel contrasto all’estremismo islamico, tanto da farne un baluardo contro il terrorismo di cui beneficia l’Occidente.

Un’ondata di cambiamenti avviata con le sostituzioni ai vertici delle forze armate algerine

La seconda è che tali cambi al vertice, solo alcuni dei quali sono stati annunciati pubblicamente, sono una prerogativa del presidente della Repubblica, che è anche ministro della Difesa; ma lo stato di salute fortemente invalidante del presidente Bouteflika lascia aperte ipotesi sul fronte politico in previsione delle prossime elezioni, in relazione alla forte influenza che le forze armate possono esercitare su di esso.

L’ondata di cambiamenti, iniziata il 26 giugno, ha portato alla defenestrazione del generale Abdelghani Hamel, capo della Direzione generale della sicurezza nazionale, il grado più alto della polizia algerina. Otto giorni dopo la sua sostituzione è stata la volta del capo della gendarmeria, il generale Menad Nouba. A settembre sono invece stati sostituiti il comandante dell’Aeronautica e il capo della Difesa Aerea. A seguire i vertici dell’esercito, vera spina dorsale dello stato algerino: regione per regione, i principali comandanti sono stati rimossi sotto la supervisione di Ahmed Gaid Salah, capo dello staff dell’esercito dal 2004, vice ministro della Difesa e tra i più fedeli calloboratori di Bouteflika.

Sostituzioni che a livello istituzionale sono presentate come un opportuno e necessario cambio generazionale.

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