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Il cospirazionismo: un pericolo per la sicurezza nazionale e la stabilità globale?

di Andrea Molle

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L’influenza del cospirazionismo sulla politica preoccupa per le ricadute immediate nell’ambito della sicurezza nazionale e per la futura stabilità delle relazioni internazionali. La tendenza di alcuni movimenti politici populisti a riprenderne i contenuti per convenienza elettorale e la crescente presenza di cospirazionisti nella pubblica amministrazione (civile e militare) sono una chiara minaccia per la tenuta democratica dell’occidente.

Il cospirazionismo rappresenta un problema di sicurezza nazionale per la facilità con la quale sembra aver infettato i sistemi politici occidentali, in aggiunta alla crescente minaccia costituita dal consolidamento dei suoi legami con il mondo dei movimenti neo-nazisti e la potenziale apertura di una stagione terroristica cell-style. Anche questa volta l’allarme viene dall’America, dove la penetrazione del cospirazionismo in politica è ormai data per scontata dagli analisti come elemento sempre più dominante dell’agenda politica. Ne è l’esempio lampante Marjorie Taylor Greene, classe 1974, recentemente eletta con il 74.7% delle preferenze per lo Stato della Georgia, un tempo roccaforte repubblicana ma che ha recentemente consegnato a Biden la vittoria e il controllo del Senato. Nota per avere appoggiato numerose teorie del complotto di estrema destra ed espresso varie volte opinioni razziste, antisemite e islamofobiche, oggi Green è sotto accusa per aver avallato l’ipotesi di procedere all’arresto e all’esecuzione dei vertici del partito Democratico per “alto tradimento”. Green, e come lei altri rappresentanti che attraggono il consenso dell’estrema destra, fanno parte di un vero e proprio “caucus cospirazionista” cioè una sorta di gruppo parlamentare. Quest’ultimo è diventato un attore fondamentale nella nuova realtà della competizione politica caratterizzata dalla normalizzazione di gruppi estremisti e ideologie post-fattuali, i cui rappresentanti siedono già in alcune commissioni parlamentari e occupano posizioni di rilievo in diverse agenzie governative.

Il cospirazionismo nella politica americana

Un gruppo politico, per ora informale, che annovera ancora pochi rappresentanti nel Congresso, alcuni dei quali accusati di aver facilitato gli eventi del 6 Gennaio 2021, ma il cui reale peso numerico e diffusione a livello locale, così come nell’apparato burocratico e militare del paese, è ancora largamente sconosciuto. Gli stessi vertici del Partito Repubblicano ammettono che a livello statale il complottismo, anche condito da elementi di neonazismo, è ormai endemico. È comunque difficile indicare una data precisa nella quale il cospirazionismo ha iniziato a infiltrarsi nella politica e nella pubblica amministrazione americana. Non si è certo arrivati alla situazione odierna in pochi mesi. Tuttavia, l’espansione politica del cospirazionismo è stata relativamente veloce. Se nella base elettorale si trovano da sempre persone affascinate dal cospirazionismo, e anche qualche isolato esponente politico che ne ha abbracciato alcuni elementi a titolo personale, in generale i soggetti politici istituzionali maggioritari hanno sempre preso le distanze da questo mondo. L’unica eccezione degna di nota fu un piccolo partito politico conosciuto come “American Party”. Questo movimento venne fondato a New York nel 1843 assumendo inizialmente il nome di “American Republican Party” e si diffuse poi in altri stati come “Native American Party” (laddove per nativi si intendevano esclusivamente i discendenti, bianchi, dei coloni britannici), diventando infine un partito politico nazionale nel 1855, con il nome di “American Party”, per sciogliersi solo 5 anni dopo, nel 1860. Si trattò un movimento “nativista”, oggi si direbbe sovranista, che traeva consenso dall’idea molto diffusa nel paese che l’America stesse per cadere sotto il controllo di una cabala governativa, ostile ai valori dell’America bianca e protestante, controllata dal Papa che, grazie all’immigrazione massiccia dei cattolici, voleva sostituire la popolazione “nativa” del paese. Presto il partito venne conosciuto dal pubblico come know nothing (non so nulla) a causa della sua struttura organizzativa semisegreta e dal fatto che, quando a un membro fosse stato chiesto delle sue attività, avrebbe dovuto rispondere con un lapidario “io non so nulla”.

Alt-right  tra USA ed Europa

Il fatto però che un movimento politico importante come il Partito Repubblicano americano sia stato infiltrato dal cospirazionismo, al punto da annoverare tra i suoi esponenti di punta personaggi vicini a queste teorie, è invece una novità molto inquietante. Questo fenomeno, la cui dimensione è internazionale, deve gran parte della sua trazione alla nascita del movimento trasnazionale Alt-right, preceduto da fenomeni mediatici come InfoWars, lanciato nel 1999 da Alex Jones, e si colloca approssimativamente nel 2009, a partire cioè dalla nascita del Tea Party a seguito dell’ultima Grande Recessione (2007/08). Tuttavia, è con le elezioni presidenziali del 2016 che il cospirazionismo inizia ad assume un ruolo di primo piano nella vita sociale e politica americana e mondiale arrivando a un punto che oggi è forse di non ritorno. Così come avvenuto nell’America di Trump, anche alcuni leader politici e capi di stato e di governo europei espressione di movimenti estremisti di destra hanno approfittato del boost elettorale dato dallo sdoganamento del cospirazionismo. Questi non sembrano aver infatti esitato, nè tantomento esitano oggi, ad attingere ai temi cospirazionisti facendo leva sull’irrazionalità più estrema e le paure della popolazione. Politicamente utile ed estremamente fruttuosa dal punto di vista elettorale, l’elevata utilità marginale del cospirazionismo sta velocemente avvicinando le posizioni politiche della destra sovranista a quelle dei movimenti estremisti, aprendo loro la strada verso posizioni di potere all’interno del sistema partitico continentale. Potenzialmente ciò potrà portare alcune figure cospirazioniste a ricoprire cariche istituzionali, sia a livello nazionale che dell’Unione Europea, in modo non dissimile da quanto accaduto in poco più di venti anni con Marjorie Taylor Greene e con i tanti sconosciuti burocrati che hanno un peso rilevante nell’influenzare decisioni politiche e militari di interesse nazionale così come per la stabilità delle relazioni internazionali. Il rischio di assistere a un aumento del policy making basato su premesse non fattuali è oggi estremamente elevato, ma è anche presente un pericolo di connivenza con potenze ostili ovviamente interessate a destabilizzare i governi occidentali, che può tradursi in attività di sabotaggio o vere e proprie operazioni false flag per indirizzare l’azione di governo.

Conclusioni

Sfortunatamente non conosciamo ancora l’entità di questa inflitrazione, nè tantomeno quella del danno fatto fino a oggi, ma è comunque necessario interrogarsi approfonditamente sul da farsi per correre ai ripari nel modo più efficace, magari avviando indagini a tutti i livelli dell’apparato amministrativo ovvero riforme normative che tutelino l’indipendenza della politica dal cospirazionismo, e nel più breve tempo possibile.

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